29 giugno 2014

Copa América

Cartões Postais do Brasil

I primi due match degli ottavi hanno offerto due clásicos tra compagini sudamericane. Perfettamente a loro agio nel clima continentale (sarà un caso ma non si sono visti giocatori sfiniti dai crampi), hanno dato vita a due belle partite, che hanno inaugurato il Mondiale della crudeltà: quello che talora ti rimanda a casa nonostante le prodezze e l'impegno.

28 giugno, Estadio Mineirao, Belo Horizonte
I legni di Julio
E' stato il caso, ieri, del Cile, che ha tenuto in scacco il Brasile fino all'ultimo secondo, anzi: fino agli ultimi legni. E qui si propone subito una quaestio: la traversa di Pinilla all'ultimo minuto di gioco e il palo di Jara all'ultimo rigore vanno interpretati come "segni" della volontà di Eupalla o come suoi "moniti"? Traduzione: la nostra Dea ha inteso punire i cileni e premiare i padroni casa per imperscrutabili motivi? Oppure ha voluto ammonire i brasiliani che se continueranno a non onorarla calpestando la loro tradizione di jogo bonito potrà castigarli alla prossima occasione?

Che ci si trovi di fronte a una generazione di giocatori brasiliani assai modesti lo scriviamo su Eupallog da tempi non sospetti [vedi: 01-02-03]. I campioni sono un paio (Thiago e Julio), Neymar lo diventerà, forse, quando smetterà di tuffarsi, gli altri sono, al più, dei sopravvalutati giocatori di talento come Oscar, il resto è fuffa (a meno di non voler credere a Walter Mazzarri che ritiene che Luiz Gustavo, ceduto all'istante dal Pep, sia un campione). I nomi dei panchinari dicono tutto: Paulinho, Dante, Maxwell, Henrique, Ramires, Hernanes, Willian, Bernard, Jo e Maicon. Lasciati a casa? Adriano e Kakà, Robinho e Ronaldinho ... Questo passa il convento. I veri fuoriclasse la Seleçao li ha in tolda: Luiz Felipe Scolari e Carlos Alberto Parreira, due garanzie di pragmatismo, che stanno disperatamente cercando di dare un ordine e un equilibrio a una ciurma di anarchici e di solisti. Impresa titanica.

Si annuncia un quarto di finale imperdibile all'Estadio Castelao di Fortaleza il 4 luglio. Vi arriva la vera rivelazione del Mondiale, la Colombia di José Pekerman, bielsista dai modi pacati (di contro all'elettrico Sampaoli, che del maestro ha preso anche la trance podistica nell'area tecnica), che ha assemblato al meglio una compagine orfana di Radamel Falcao ma ricca di talenti, primo tra tutti il "craque" James Rodríguez, che ieri ha fatto saltare la serratura uruguagia con una delle più cristalline prodezze che abbiamo ammirato in questo, già florido, torneo. Il cambio di modulo in corso d'opera (dal 4-2-3-1 al 4-3-1-2) per sottrarre Cuadrado al martellamento dei due Pereira sulle fasce è stata forse la mossa decisiva, che ha poi lasciato ai rioplatensi solo qualche tiro da lontano tanto per mettere in mostra anche la sicurezza di Ospina e, tutto sommato, la tenuta delle difesa "italiana" dei Cafeteros.

28 giugno, Estadio do Maracana, Rio De Janeiro
A proposito di "italiani"
A proposito di "italiani", l'eliminazione del Cile e dell'Uruguay ci riporta a qualche considerzione sullo standard del nostro calcio. La Juventus, che fa sfracelli in patria e balbetta in Europa, era la squadra italiana presente con più giocatori ai Mondiali (12): nessuno dei suoi conclamati attaccanti (i famosi "top players", nella lingua di Dante) vi era stato convocato, però; le incertezze dei difensori (Buffon e Chiellini per primi) sono costati agli Azzurri i gol dell'eliminazione (vs Costa Rica e Uruguay); ieri, dopo Pirlo, Marchisio e Asamoah, sono tornati a casa anche Vidal, Isla e Caceres; rimangono in Brasile i soli Lichtsteiner (probabilmente di ritorno a ore) e Pogba, che oltretutto non è nemmeno titolare nei Bleus.Si tratta solo di un caso? Forse sì, ma forse no: il Napoli, che aveva anch'esso ai Mondiali 12 giocatori, ne ha ancora in lizza 9, magari meno celebrati dai media ma molto più funzionali al calcio internazionale di vertice. E questo ci rimanda alle conoscenze (provinciali) e alle capacità (modeste) dei dirigenti dei nostri club: basta leggere le notizie sul calcio mercato, dove inequivocabili ronzini proposti da abili procacciatori sono trattati come fuoriclasse, per mettersi le mani nei capelli. Ma ci torneremo sopra. Intanto godiamoci le mirabilia che arrivano dal Brasile.

Azor