14 maggio 2018

La Juventus e la congiuntura italica


La Serie A è quasi finita (anche se mancano dettagli non di poco conto: la terza retrocessa e il quadro preciso delle qualificate alle competizioni europee), naturalmente ha vinto la Juventus, che ha alzato anche, a metà settimana e con assoluta nonchalance, la Coppa Italia. Settimo scudetto consecutivo e quarto double consecutivo. E' una sequenza di accoppiate (scudetto e coppa) che non ha precedenti nella storia del calcio europeo. Un'impresa mai riuscita a un club inglese in 130 anni, ma nemmeno a uno scozzese (nonostante la sua minore competitività); ma nemmeno in Spagna, in Germania, e tanto meno in Francia: (vedere qui l'illuminante cronologia universale del 'double').



Senza dubbio, della lunga e vincente stagione bianconera (che non è per nulla scontato si sia conclusa) i ricordi si propagheranno per generazioni.

Ma? C'è un ma, eccome.

In un passato abbastanza recente, qualsiasi club italiano capace di produrre una sequenza simile di vittorie sarebbe di corsa entrato (e dalla porta principale) nella ristretta élite delle squadre più forti di tutti i tempi, facendo incetta di trofei internazionali. Nell'immaginario della pedata, si sarebbe collocato accanto al Real degli anni Cinquanta, all'Inter di HH e al Milan di Rocco, all'Ajax, al Bayern del Kaiser, al Liverpool, al Milan di Sacchi/Capello/Ancelotti, all'UTD di Sir Alex, al Barça e al Real contemporanei.

La Juventus costruita da Conte e perfezionata da Allegri sembra invece destinata (pur con questa performance strabiliante) a rimanere protagonista di una storia solo locale. Una storia sportiva che illustra la marginalità e il declino del paese, riflessi vistosamente dal football come e più dei dati comparativi ricavati da altri e più significativi contesti.