1 settembre 2017

Una notte senza emozioni al Centenario

Il fascino del Centenario è intatto, ma ingentilito. Sarà la bella illuminazione, sarà il verdissimo prato. Sarà che i due settori bassi della Tribuna Colombes e della Tribuna Ámsterdam (le curve, quelle dei posti più popolari) sono di necessità deserte. Sarà anche perché, forse, la gente di Montevideo sa che l'Argentina è più forte della Celeste, e ne ha abbastanza timore. 





Il Centenario non è più la bolgia dei tempi che furono, e la partita scorre meno cattiva di quel che si poteva temere e immaginare. Qualche scontro duro, sì, qualche finta rissa subito spenta. E questo zero a zero che non sta né largo né stretto a Uruguay e Argentina, anche perché nel frattempo i cileni sono stati miseramente travolti dal Paraguay a Santiago, e dunque tutta la storia deve essere ancora scritta, e non è d'obbligo scriverla tutta in una sera. Specie quando non si è in vena.

L'Argentina di Sampaoli rumina un futbol lento, di possesso insistito, che sembra avere per unico scopo quello di trovare il modo di accendere Messi. Già: Leo vaga per il campo, su tutto il fronte della trequarti e anche più indietro, riceve palloni da Biglia e poi parte, cercando un uno-due con Dybala o lo spazio per imbeccare gli esterni, Di Maria e Acuna. In novanta minuti, lo 'schema' riesce solo un paio di volte, ma non produce danni particolari. Dal canto suo, arroccato more solito intorno a Godin, l'Uruguay aspetta e riparte, si guarda bene dall'alzare la linea del pressing, intasa gli spazi davanti all'area, trova un paio di situazioni promettenti ma non le concretizza. Novanta minuti di noia, rarissimi sprazzi di calcio: non era lecito attendersi fuochi d'artificio: da quelle parti, e tra di loro, giocano spesso così.

Dopo l'esordio di quattro anni fa, sempre a Montevideo, sempre al Centenario, sempre per un partido di qualificazione alla Coppa del mondo, cacciata dall'undici titolari gente come Higuain e Aguero, ecco finalmente Maurito Icardi. Centravanti dell'Argentina, anche se col numero sette. E' la sua prima partita internazionale importante, perché nell'Inter ha visto solo i campi dell'Europa League, senza mai andare troppo lontano nella competizione. La sua prestazione è stata inguardabile. Totalmente priva di incisività e (difetto evocato anche quando lo si giudica in maglia nerazzurra) di partecipazione al gioco. Largamente prevedibile: i due centrali uruguayani l'hanno disinnescato senza spendere una goccia di sudore, e l'unica buona palla ricevuta da Messi l'ha malamente ciabattata, telefonandola a Muslera. Poi, è vero, ha anche subito un fallo (in area) punibile da Godin: che nessun arbitro sudamericano avrebbe mai sanzionato. Resta che, se la scelta di Sampaoli è definitiva, da quelle parti le polemiche non mancheranno.

Mans