3 settembre 2017

Calcio d'azzardo, calcio amatoriale

D'accordo, era necessario vincere. Forse, però, andava bene anche non perdere. Ma c'è modo e modo. E' stato scelto il peggiore: fuori dalla logica, fuori dalla nostra storia.

Scopriamo oggi che tutti i giocatori spagnoli sono superiori ai nostri. Bella scoperta. Toh, hanno Ramos, Piqué e Carbajal. Ma guarda che roba Silva e Iniesta. Ah, c'è anche Busquets. Onusti di vittorie, ma anche di orrende vicissitudini. E anzianotti. Sì, ma quelli giovani sono i nuovi mostri: Asensio, Isco, De Gea. Vai a capire perché Morata non gioca - ecco perché: appena entra, segna. 

L'undici azzurro sceso in campo al Bernabéu ha un'età media superiore a quello rosso: 28.963 contro 28.074 (vedi). Un anno circa. Certo, 'colpa' di Buffon, Barzagli, De Rossi. Tutti e tre più datati di don Andrés, che ne ha 33 e viene dato per finito o quasi. In effetti don Andrés non ha più la mobilità di una volta, ma ha occhi dappertutto e saprebbe dove far andare il pallone anche bendato. 

Lo sguardo è davvero diabolico

Un tempo, quando i nostri tecnici davano per scontata la superiorità degli avversari, impostavano la squadra sulla tenuta difensiva. Marcature ferree, spazi intasati. E - se possibile, quando possibile - contropiede. Talvolta non bastava. Non bastava quando la nostra inferiorità non era rimediabile con le alchimie tattiche. Si facevano brutte figure, ma avevano una loro logica. Per esempio? Per esempio in Ungheria, nel 1955. Qualche volta, invece, la si sfangava. Per esempio? Per esempio a Wembley, nel 1973. Il nostro football, oggi (ma non da oggi) ha una sorta di orrore per la propria storia, le nuove leve crescono imbevute di nozioni imparate sui manuali del football altrui, poi quando si va in casa altrui per sostenere l'esame la bocciatura è sonora. Il doppio confronto con gli spagnoli visto in tivù il venerdì e il sabato sera non lascia scampo. Doppio zero a tre. I tecnici estraggono dal repertorio frasi di circostanza: "c'è molto da lavorare", "siamo indietro nella preparazione", e così via. 

Nessun club italiano mette in campo i propri uomini nella disposizione scelta da Ventura al Bernabéu, quella che sulla lavagna configura un 4-2-4 o un 4-4-2. Nessuno. Lo ha fatto anche Di Biagio sul campo panoramico di Toledo. Ha senso? Può darsi che ne abbia, ma non si riesce a capire quale. Presunzione? Eccesso di fiducia nei propri mezzi? Rispolveriamo ancora il tema della tradizione. L'altra notte l'Uruguay affrontava l'Argentina, sul proprio campo. Uruguay-Argentina vale da sempre, per il Sudamérica, quel che vale oggi Spagna-Italia in Europa. Bene: gli uruguayani, considerata la storia e le forze opposte, si sono tranquillamente assestati sulla propria trequarti, hanno intasato tutti gli spazi e hanno sperato di poter colpire in contropiede. Come fanno da decenni, del resto. Esito? Zero a zero. Noi abbiamo regalato alla Spagna la zona di campo in cui la Spagna è più forte, e costretto i difensori ad affrontare gli avversari lanciati in duelli individuali persi in partenza. Esito? Zero a tre. L'esito è logico, averlo sostanzialmente programmato no. E' stato, il nostro, calcio d'azzardo.

La gestione del calcio azzurro, in questi giorni, non può essere considerata solo fallimentare. Va giudicata usando l'aggettivo che si merita: amatoriale. 

Mans