20 luglio 2017

Il sì di Gigio, il mercato e i libri in tribunale: a Milano si fa la rivoluzione

Addio Milan!

Avevo lasciato questa rubrica con una domanda lapidaria. Era il 16 giugno e chiedevo a gran voce: "Gigio, perché?". Il ragazzone non mi ha mai risposto, ma nel frattempo ha detto sì al Milan. Ha detto sì ad un lauto contratto e si è portato pure dietro il fratellone. Ha saltato la maturità ed è scappato a Ibiza con la fidanzata. Ce ne faremo una ragione, vorrà dire che sarà il primo calciatore della storia a non aver sostenuto gli esami di maturità. Il primo sportivo professionista a preferire il tenero abbraccio del sole estivo ad una formazione scolastica che si rispetti. 

Nei mesi deliranti che hanno portato al closing ho vissuto momenti difficili, come molti tifosi milanisti. Ero ottenebrato da un lecito scetticismo (ed in parte lo sono ancora) e spesso mi sono fidato di chi sosteneva di sapere e in realtà non sapeva proprio un bel niente. Ho provato ad approfondire gli aspetti finanziari della manovra di Yonghong Li ma probabilmente ho tralasciato l’aspetto più importante di tutta la questione. Perché questa operazione è stata messa in piedi? Perché questo imprenditore cinese ha deciso di investire più di un miliardo di euro nel Milan?

Se dall’altra parte del Naviglio l’acquisizione dell’Inter è apparsa subito come un’operazione legata alla commercializzazione di un brand, sulla sponda milanista sembra non esistere una vera e propria attività imprenditoriale da supportare, da lanciare, da potenziare con le vittorie della squadra. E allora dove sta il punto della questione? L’operazione Suning è stata compresa e accettata all'unanimità poiché molto vicina ai canoni occidentali di business. Un magnate compra una società, poi compra i giocatori, lega il marchio della società a quello della sua azienda e spera in un sostanziale ritorno di immagine. Semplice, pulito, lineare. Eppure il Milan, che parrebbe prossimo a portare i libri in tribunale, vanta un CDA 'pesante' (Scaroni, Patuano e Cappelli fra gli altri) e un AD di altissimo livello come Marco Fassone. Fabio Guadagnini poi (responsabile della comunicazione) ha deciso di rompere col passato: si fa tutto in totale trasparenza. Gli incontri a Casa Milan sono pubblici, monitorabili da tutti i giornalisti. Le stanze segrete del calciomercato sono sparite. Agenti e giocatori entrano dalla porta principale, dove tutti possono vederli. 

Tifosi rossoneri a Casa Milan: acclamano un vecchio nemico:
Leonardo Bonucci
Bonucci, Donnarumma e tanti altri sposano questo progetto, destinato a finire in un enorme buco nero finanziario. "Il naufragar m'è dolce in questo mare”, diceva il poeta. E per mare si intende la piscina di Paperon de' Paperoni. Probabilmente abbiamo scandagliato troppo gli aspetti meramente contabili di questa acquisizione, tralasciando quello che non sappiamo (o pensiamo con arroganza di sapere) su quel mondo tanto distante quanto diverso che è poi la Cina. Quali ragioni culturali ci sono alla base di questa operazione? Certo, ci sarebbero i 300 milioni di euro da restituire al fondo Elliott, ma ad approfondire la situazione debitoria della Serie A si finirebbe col passare notti di sudore ed insonnia. Non è un problema diretto del Milan che la sua controllante vada a contrarre debiti. Al momento la condizione debitoria della società è perfettamente sotto controllo e in linea con le norme non scritte di una gestione oculata. Il trucco sta nell'aumentare gli introiti. Il fatturato cresce e i debiti sono 'coperti' da un ampio fattore di redditività. 

Quando Fassone parlava di accademie sul territorio cinese molti si sono sbellicati dalle risate. Oggi scopriamo che Milan China esiste e che lo stato cinese ha approvato un piano di realizzazione di cinquantamila (50.000) nuove accademie entro il 2025 (proprio in questi giorni il Milan ha siglato una lettera di intenti con la China Next Generation Education Foundation). 

Nel frattempo Mirabelli una prima grande bugia l’ha raccontata. Ad aprile disse che non aveva alcuna intenzione di stravolgere questa rosa, poi è successo che il Milan ha comprato nove titolari in due mesi. Ora l’arduo compito di trasformare una raccolta di figurine in un gruppo compatto spetta a Vincenzo Montella. Ma del resto non si poteva fare altrimenti. La rosa del Milan era (ed è ancora) da ripulire da cima a fondo. Mi sento di affermare che un orizzonte sgombro è decisamente meglio di un cumulo di macerie. 

I rossoneri si allenano nell'aria ossigenata di Guangzhou 

Allo stato attuale la stagione 2017-18 si preannuncia comunque molto faticosa e ricca di insidie. I nuovi arrivati non verranno inseriti in un particolare contesto tecnico-tattico, saranno loro a doverne creare uno da zero. Si tratta di un processo complesso e molto lento, un percorso che incontrerà inevitabilmente delle difficoltà importanti. Fa bene la società a tenere i piedi per terra: il quarto posto sarebbe sostanzialmente un successo e coinciderebbe con la tanto agognata rifondazione sportiva. Un passo fondamentale nella scalata che il Milan deve affrontare per tornare al più presto fra le 16 migliori d’Europa.

Oslo