26 aprile 2016

L'esagerata festa juventina e le surreali esalazioni del Milan


I numeri del potere: insindacabili
Nostra Signora, irritata per i moti di ribellione fomentati in autunno da alcuni scalcagnati capi-popolo (da Sarri a Paulo Sousa, da Mancini a Garcia), ha ripreso il cavallo e cavalcato per le terre del Regno infliggendo frustate a destra e a manca, pur con una certa gentilezza e senza mai mostrare il volto davvero feroce. Nessuna seria goleada, in sostanza, e qualche partita di cartello arraffata negli ultimi istanti. Ordinaria amministrazione, si direbbe: le scene di giubilo per il quinto titolo consecutivo suonano dunque parecchio forzate. Era un obiettivo minimo. Vista da 'fuori', brucia di più la cacciata dall'Europa all'altezza degli ottavi di finale: che questa Juve non sia rimasta nell'elenco delle otto migliori squadre del continente è cosa difficile da digerire. D'accordo, sarà per l'anno prossimo, si dice sempre, sperando.

Ma c'è chi sta peggio, parecchio peggio. Trenta e passa punti più in giù, esala il Milan alla ricerca della dignità perduta. Perde nella solita Verona una partita che conduceva, e la perde prendendo gol sull'ultimo calcio piazzato: trasformandolo con sapienza, Siligardi ha ridato senso a un pallone maltrattato da tutti per novanta minuti, dispiaciuto a quel punto di non poter più essere preso a pedate visto che scoccava il 95° minuto e i cancelli dello stadio erano prossimi alla chiusura. Il Milan, già: di questa squadra, il padrone non sa più che farsene e cosa fare. Non può metterla in soffitta o in cantina; non può venderla alle bancherelle dell'usato di Lambrate ma nemmeno a qualche magnate o a qualche cordata planetaria (cinese o anche no), dunque l'ha affidata a Brocchi, mandando in fumo quel poco di arrosto che Sinisa Mihajlovic aveva messo sul fuoco.

L'unico che non salta, in barriera, è il capitano.
Kuco e il giapponese, invece, saltano e nascondono la traiettoria
della sfera all'eroico Donnarumma

Mistero, ma fino a un certo punto. Svanita l'ipotesi del terzo posto e anche del quarto, remota quella di contestare alla Juventus la coccarda rotonda (che ci sia partita tra le due il 21 maggio all'Olimpico pare onestamente una concessione al surrealismo pedatorio), perché difendere il sesto e condannarsi ai preliminari di Europa League, rinunciando dunque alle consuete, lunghe e lucrose torunée di luglio e d'agosto negli States o in estremo Oriente? Sotto questo aspetto, certamente, non si può disconoscere alla società una notevole lungimiranza. Sotto questo aspetto, Brocchi è stato il classico uomo giusto nel momento giusto sulla panchina giusta. Infatti, la qualità del giuoco è ulteriormente scaduta, i risultati peggiorano e tra i titolari hanno rifatto capolino ex-giocatori e non-giocatori, come il demiurgo pubblicamente desiderava. 

Oggi rinunciamo a commentare le leghe estere. In Spagna non è accaduto nulla di nuovo: gli otto gol di Suarez in due partite dicono però di una progressiva cristianoronaldizzazione dell'uruguagio. Quanto alla Premier, si possono solo incrociare le dita e tapparsi le orecchie quando si sente qualcuno dire che ormai, per le Foxes, è fatta ...

A proposito del Leicester. Il valore della sua rosa è calcolato da Transfermarkt in 127 milioni di euro [vedi]: 60 milioni giusti giusti in meno del valore di mercato (pur calante) attribuito alla rosa del Milan [vedi]. Oddio!

Va beh, alla prossima.