22 dicembre 2014

Non tutto il Mario vien per nuocere

Pareggiare in casa con l'Empoli è sostanzialmente una sconfitta per la Fiorentina. E lo è ancor di più per la Fiorentina dell'ultimo mese, mai sconfitta in campionato e rullo compressore in trasferta. Dopo la sconfitta in casa contro il Napoli la Viola non ha più perso. 11 punti, 11 gol fatti e 3 subiti. Degli 11 punti realizzati, ben 9 sono stati quelli fatti in trasferta, mentre in casa il bottino è magrissimo. Come mai negli ultimi campionati. La forza della Fiorentina è sempre stata l'Artemio Franchi, il fortino di Campo Marte. Quest'anno le cose sembrano ribaltate. La Viola in casa non vince più. Non perde, ma non riesce a imporsi. Che cosa sta succedendo? Difficile dirlo e comunque la perentorietà nel calcio è esercizio da stolti. Sembra tuttavia che la frenesia di vincere condizioni i giocatori di Montella.

Ieri la Fiorentina ha giocato molto bene per quasi un'ora e non era facile. L'Empoli è una squadra organizzatissima. Tutti sanno alla perfezione quello che devono fare e lo fanno assai bene. Sarà opportuno tenere d'occhio Sarri, se non si fa ingolosire dalle sirene della grande squadra già dall'anno prossimo, può diventare uno dei migliori allenatori italiani.

La Fiorentina è partita alla grande mettendo sotto l'avversario e creando molto. L'Empoli non si chiude, non lo fa mai. La Viola ha affrontato la gara con il modulo a lei più congeniale: tre centrali larghi e di ruolo (finalmente!), esterni alti con Pizzarro a dettare il ritmo, Borja Valero e Mati Fernandez a girare attorno al cerchio di centrocampo, il primo più basso, il secondo quasi trequartista, se il ruolo esistesse ancora. Cuadrado anarchico in appoggio a Gomez. L'Empoli ha ribattuto colpo su colpo, ma fin quando la Fiorentina è stata bene in campo, non c'è stata partita. Il primo tempo si è chiuso con il gran gol di Vargas, unico modo fin lì di sbloccare una partita che sembrava ferma sullo zero a zero.

Costato più di venti milioni e salutato da più di ventimila tifosi.
Firenze aspetta ancora il miglior Mario Gomez
Il secondo tempo si è aperto con dieci minuti di fuoco, in cui la Viola ha spinto per chiudere il discorso, ma la solita supponenza in fase realizzativa (soprattutto di Cuadrado) e un po' di sfortuna (il palo di Marione) hanno propiziato il più classico dei classici nel mondo pallonaro: gol sbagliato, gol subito. E infatti il buon Tonelli, abitué del colpo di testa su calcio d'angolo, ha beffato la zona difensiva viola e ha trafitto l'incolpevole Neto (sul cui rinnovo contrattuale mi esprimerò dopo il cappone natalizio, ma premetto che la colpa dell'incomprensibile stallo non è, secondo me, tutta del portiere brasiliano). 1-1 e palla al centro. È dopo il pareggio empolese che la Fiorentina ha mostrato tutti i suoi limiti. Ma non credo si debba eccedere in critiche. La partita di ieri è stata la dimostrazione che questo campionato è scadente come mai era accaduto prima. La Fiorentina c'è e ci sarà fino alla fine per il terzo posto, ma deve imparare a gestire i momenti della partita, cosa che le manca da sempre e che distingue le buone squadre da quelle vincenti. Mi concentrerei di più sull'organizzazione dell'Empoli e, mi ripeto, sulla preparazione di questo allenatore che viene da molto lontano ed è arrivato in serie A perfettamente consapevole della sua storia.

Intanto si aspetta il miglior Mario Gomez. Ieri il tedesco ha giocato una buona partita. Era sempre dove doveva essere e ha avuto molta sfortuna in almeno un paio di occasioni. Restano molte riserve sul suo modo di giocare il pallone coi piedi. Gomez non è mai stato un uomo squadra. È un finalizzatore, ma per finalizzare deve ricevere la palla davanti e non dietro. In quest'ottica ho visto Vargas dal primo minuto ieri e in un paio di occasioni si è capito anche il perché. Gomez è un patrimonio della Fiorentina e tornerà il centravanti prolifico che è sempre stato, magari senza un Cuadrado che gli ronza intorno, salta il primo uomo, ne cerca un altro, e la perde sistematicamente.

Cibali