26 ottobre 2014

La 'zona Podolski'

Il numero nove dell'Arsenal
Partite ogni giorno, seguire tutto è difficile e si rischia di perdere non solo il filo, ma anche nozione di quanto certi momenti abbiano una loro importanza storica. La settimana che finisce oggi è stata dominata da imprese e risultati epocali nelle coppe e da un grande Clàsico. Certo non si può dire che l'Arsenal abbia lasciato in essa un segno indelebile; però ha vinto due partite esterne: ieri, in Premier League, in casa del derelitto Sunderland di quest'autunno; mercoledì invece aveva espugnato il Constant Vanden Stock Stadium di Bruxelles, nel terzo turno di Champions League. Tre punti sofferti, ma che valgono per i Gunners un passaggio ormai sicuro (salvo cataclismi) agli ottavi. Tre punti sofferti, perché ottenuti in rimonta. Una rimonta perfezionata oltre il novantesimo. Un pallone rimbalzato casualmente sui piedi del numero nove, all'interno dell'area piccola, e dal medesimo scaraventato in porta senza problemi [vedi]. Quoziente di difficoltà tecnica del gesto: zero o quasi.

Il numero nove dell'Arsenal non sarebbe uno qualunque, se si guardano le statistiche. E' tedesco, non ha ancora trent'anni ma vanta una collezione di presenze nella Nationalmannschaft (non una nazionale qualunque) che lo tiene, nella speciale classifica, davanti a Beckenbauer, davanti a Vogts, a Müller (Gerd), a Ballack, a Rummenigge, a Brehme, a Seeler e a Schnellinger (una bella parata di campioni, vero?). Sopra di lui, solo Klose e Matthäus, che però hanno smesso, rispettivamente da poco e da un po'. Dunque, è probabile (o per lo meno possibile) che entro due-tre anni il pedatore in questione si trovi a essere monumentalmente al primo posto in quella sequenza di monumenti del Fussball. Per non dire dei gol. Anche in quella classifica è terzo, dietro Klose e Muller. Parecchio lontano da loro, va aggiunto. Pur tuttavia, ha all'attivo la bellezza di 48 gol, in 120 presenze. 

Stiamo parlando - lo si sarà capito - di Lukas Podolski. Il gol segnato a Bruxelles è uno dei pochi davvero importanti, in partite importanti, della sua carriera. A Bruxelles, mercoledì sera, potrebbe essere nata per l'Arsenal la 'zona Podolski', equivalente alla nostra 'zona Cesarini'. Il gol last minute, il gol senza rimedio.

Intimidire gli avversari con lo sguardo
Mi ripromettevo da un po' di ripercorrere la carriera di questo 'campione' tedesco (nato in Polonia), ora campione del mondo (sì, era nella rosa che ha trionfato in Brasile, anche se lo abbiamo visto in campo solo due volte, nelle prime partite, per nemmeno un'ora di gioco complessivo). Poldo è cresciuto nel Colonia; la sua prima stagione da professionista è coincisa con la retrocessione del club dalla Bundesliga, ma la sua prestazione nel campionato successivo (2004-2005, in Zweite Liga) è stata senz'altro la migliore finora (24 reti in 30 partite e promozione), regalandogli l'ingresso definitivo nel roster della nazionale maggiore. Sembrava un predestinato. Nonostante un anno mediocre (2005-2006, 32 partite e 12 gol), gioca tutte le partite del mondiale casalingo (brillerà solo negli ottavi, contro la Svezia) e passa al Bayern. Doveva esserne la stella. Tre annate, un centinaio di gettoni (coppe comprese), alla media di un gol ogni quattro partite. A Monaco non sono entusiasti del suo rendimento, e lo rispediscono a Colonia. Tre stagioni, una sola buona (2011-2012), e poi l'Arsenal. Wenger è soddisfatto di lui? Non saprei, occorrerebbe documentarsi. Del gol che ha segnato mercoledì all'Anderlecht, sicuramente sì.

Mi ha sempre incuriosito tuttavia la valanga di reti che, intitolati a lui, restano nelle tabulae del calcio internazionale. Avendolo sempre giudicato un attaccante sostanzialmente modesto, decido di andare a verificare quando, e contro chi, Podolski ha costruito le proprie fenomenali statistiche. Si dia un'occhiata qui, e si scoprirà quanto ingannevoli possono essere, anche nel calcio, i numeri ...

Il buon Poldo, tuttavia, è giovane. Certi giocatori migliorano, invecchiando. Magari, nella fase finale della sua carriera, giustificherà la propria appartenenza (statistica) all'aristocrazia del calcio mondiale. 

Mans