29 ottobre 2014

Fisarmoniche

Cartoline di stagione: 9° e 10° turno 2014-15

Ridendo e scherzando i campionati europei sono arrivati quasi a un quarto del cammino. In Ligue 1 si sono già disputate 11 giornate, nei tre tornei maggiori 9 turni, mentre solo noi siamo placidamente ancora a 8, tanto che ci tocca un'altra sciroppata infrasettimanale (in modo da facilitare i tecnici nella gestione degli allenamenti). Vale la pena cominciare a tirare qualche somma.

25 ottobre 2014, Estadio Santiago Bernabéu, Madrid
Il migliore in campo: Francisco Román Alarcón Suárez, detto Isco
La Liga offre la situazione agonistica più appassionante: classifica a fisarmonica, prima allungata e ora accorciata. Battendo senza equivoci il Barça, in un rutilante spettacolo di grande calcio, il Real ha rimesso in gioco tutti: nello spazio di due punti adesso sono in cinque a giocarsela perlomeno fino a Natale. Carletto nostro, con la sua bella mediana di trequartisti, è davvero "l'uomo che sussurra ai fuoriclasse", come lo ha definito Paolo Condò: in un paio di mesi ha rimesso in asse un telaio sconvolto dalla cessione di un califfo come Xavi Alonso e di un satanasso come Di Maria, e dal roboante arrivo di una stella come James Rodriguez, e l'esito finale è che ora rifulgono anche i Marcelo, gli Isco, i Benzema. Semplicemente magistrale. Luis Enrique, invece, suderà le sue camicie per gestire il lusso di un tridente d'attacco che non appare portato a pressare nella trequarti altrui, come vuole ormai il calcio postbielsista: finché affronti l'Elche, il Levante o il Granada, puoi fare calcio play-station; ma le sconfitte al Parc des Princes e al Bernabeu sono più che campanelli d'allarme, e i Blaugrana devono ancora incontrare le altre tre del gruppo di testa. Il Siviglia festeggia in cima alla classifica, e molti scordano che solo 150 giorni fa aveva battuto il Benfica in finale di Europa League (là dove la Juventus di Conte non è stata nemmeno capace di arrivare). Il Cholo ha avuto il suo bel daffare a ridare forma a un organico saccheggiato dal Chelsea, e sta piano piano risalendo la china: nel frattempo ha espugnato il Bernabeu e stracciato il Siviglia, incappando però in una giornata nera a Valencia, ma ormai i Colchoneros sono lì anche a loro a difendere coi denti il titolo. La sopresa è il Valencia ora in mano a Nuno Herlander Simões Espírito Santo, breviter Nuno, che ha vinto tutto con il Porto di Mourinho, ma da secondo portiere, e ora appartiene alla mega (e non limpidissima) scuderia di Jorge Mendes, grazie al quale ha fatto il salto dal Rio Ave al Mestalla: per il momento è ingrassato, forse anche grazie ai risultati positivi, ma deve ancora misurarsi con Barça e Real. E lì si parrà la sua nobilitate.

Accordéons aussi en terre de France. L'Olympique Lyonnais interrompe allo Stade de Gerland la cavalcata felice della banda del Loco e accorcia la classifica anche della Ligue 1: dopo 8 vittorie consecutive l'OM perde con qualche rimpianto - di occasioni sprecate e un pizzico di sfortuna - e con il dubbio che comincia a insinuarsi, perlomeno negli osservatori, che l'assetto tattico sbilanciato sulla pressione in avanti (3-3-4) possa non funzionare di fronte ad attacchi ricchi di giocatori di qualità. Tra un paio di turni il PSG misurerà lo spessore della stoffa marsigliese al Parc des Princes, e potrebbe uscirne fuori una partita memorabile. Intanto, chi voglia godersi lo spettacolo di un rovesciamento di fronte a 7 tocchi di prima con cigliegina del gol vada al minuto 1'20" degli HL della partita al Vélodrome contro il Toulouse del 19 ottobre 2014 - che è la cartolina del turno precedente (recapitata solo oggi: qui sotto). Insieme al Cagliari di Zeman non c'è squadra in Europa, al momento, che giochi un calcio rapido, essenziale e verticale - un "thrilling soccer" come lo chiama Jonathan Wilson - come quello insegnato da Marcelo Bielsa ai suoi ragazzi, che poi sono un XI normale, senza fuoriclasse, con qualche ronzino, qualche bel giocatore, come Gignac o Payet, e giovani di sicuro avvenire come Nicolas N'Koulou, che ha i numeri per avvicinarsi a quanto è stato Marcel Desailly, e Giannelli Imbula, il probabile Vieira dei prossimi anni.


Hanno solo sfiorato un accorciamento delle classifiche lo United in Premier e il Gladbach in Bundesliga. Gran bella partita all'Old Trafford, dove il Chelsea ha sfoderato una prestazione maiuscola di gioco, di personalità e di esperienza: quest'anno è un XI completo, equilibrato, fortissimo. Mancava Diego Costa ma Didier Yves Drogba Tébily, da Abidjan, è stato commovente per come ha guidato la ciurma e inzuccato in modalità vintage, tal quale come uccellò il Bayern all'Allianz Arena un paio d'anni fa [vedi]. Re Aloysius sta ancora cercando la quadra per sistemare i Red Devils tra svariati infortuni e una rosa, che lui stesso ha contribuito ad allestire, che difetta di difensori di qualità: i terzini, oltretutto, tendono a salire e a interscambiarsi con Januzai e Di Maria sulle fasce, creando voragini alle spalle, dove i lupi in Blues si sono infilati che era un piacere vederli. Davanti, la coppia Mata e Van Persie non è, al momento, la meglio assortita: non a caso hanno acciuffatto il pari solo su calcio d'angolo all'ultimo secondo, in una tipica situazione adrenalinica. Per il bel gioco speriamo di poter ripassare più avanti. Ma la sensazione è che il Chelsea non abbia rivali quest'anno e che José punti a fondare, con il titolo, una lunga permanenza a Stamford Bridge, ispirandosi al modello di sir Alex: una sfida inedita, ed affascinante per uno, come lui, che ha sempre sofferto la crisi del terzo anno. Staremo a vedere.

Non ho visto invece, se non gli HL, di Borussia M'Gladbach vs Bayern. Dal sacco di Roma a un pomeriggio in bianco per i Roten, a quanto pare. Ma là dove Garcia aveva creduto di poter affrontare la "Máquina" del Pep a viso aperto e finendone asfaltato in meno di mezzora (cotto, cucinato e servito), Lucien Favre ha lucidato il verrou: al diavolo l'estetica e si strappi un punto in casa (e stava per scapparci pure lo scalpo). Che il Bayern rivinca il campionato è comunque ovvio, e non occorrerà attendere marzo per scoprirlo (il "Guardian" lo sostiene addirittura dal 25 agosto [vedi]).

La fisarmonica ha suonato anche in Serie A dove la Juventus ha riallungato sulla Roma. La Vecchia Signora quest'anno si è affidata ai ritmi lenti, al titic titoc, che sono nelle corde di Max Allegri, con l'effetto che i centrocampisti non hanno più tempi e spazi per quegli inserimenti che avevano fatto di Vidal, Pogba e Marchisio il marchio di fabbrica del "made in Conte": restano solo i guizzi di Tevez e le corna degli arieti difensivi per gonfiare le reti altrui. Soprattutto, a questa velocità, in Europa continuerà ad essere notte fonda. La Roma, invece, in ottobre ha vinto solo con il Chievo. La sensazione è che il gioco abbia perso fluidità, ancor prima dell'1:7 contro i campioni del mondo. Il mercato è stato più appariscente che sostanziale: Yanga-Mbiwa, Astori e Manolas non valgono, in tre, uno come Benatia; Cole e Keita sono pezzi d'antiquariato; Holebas ed Emanuelson vanno bene per la panchina; soprattutto, Iturbe senbra confermare che non vale neanche la metà di quanto è stato pagato. Se poi aggiungiamo che De Sanctis mostra le rughe, che Maicon non ha più continuità, che Nainggolan è bravo ma non bravissimo, è ovvio che si torni a De Rossi e a Totti per tenere il campo. Garcia avrà il suo bel daffare per confermare la bella impressione destata nel girone d'andata dello scorso anno. Potrebbe anche vernine fuori un campionato con allunghi e riprese. Ma l'appeal, a parte per gli ultras delle rispettive brigate, resta basso al confronto spietato del telecomando.

Azor