29 settembre 2014

Quanto conta la giocata?


All'interno di un partita, e quindi di un'intera stagione, l'importanza di una giocata è inversamente proporzionale alla qualità degli interpreti. In altre parole, se il campionato è scadente la giocata sposta quasi sempre in modo decisivo l'ago della bilancia. Roma-Verona era una partita bloccata. La Roma dominava, ma il Verona sullo 0:0 stava cominciando ad affacciarsi pericolosamente dalle parti di De Sanctis; Florenzi agguanta un pallone vagante al limite dell'area e lo scaraventa in rete. 1:0, partita quasi risolta. Il Verona reagisce subito e sfiora il pareggio, ma Destro si inventa un gol credendosi Maradona con Giuliani nel mirino e fa 2:0. Fine dei giochi. La Roma risolve la pratica e vola in testa alla classifica.

Florenzi esulta dopo aver portato in vantaggio la Roma sul Verona
Atalanta-Juventus era un'altra partita bloccata. La Juve aveva segnato nel primo tempo, ma l'Atalanta non aveva demeritato. All'inizio della ripresa l'arbitro fischia un rigore per i Bergamaschi. El Tanque va sul dischetto, Buffon si tuffa alla sua sinistra e para. Sul ribaltamento di fronte Tevez fa 2:0. Fine della partita: il gol di Morata vale per gli almanacchi. Il derby Genoa-Samp è una delle partite più brutte del calcio mondiale da quando esistono entrambi: il derby e il calcio mondiale intendo. Stavolta non è un'eccezione. Botte da orbi per un'ora e nemmeno un tiro in porta. Per vendere all'estero i diritti di una partita così ci vorrebbe il Berlusconi di Publitalia con un paio di cortigiane vestite da infermiera. Poi, dal nulla, Gabbiadini si inventa un tiraccio su punizione che sfila davanti a tutti e si insacca alla destra del portiere.

E veniamo alla Viola: partita irritante. Possesso palla sotto ritmo per un'ora condito da tre tiri in porta, un paio dei quali sparati in curva dagli attaccanti di entrambe le squadre. Poi Quagliarella si inventa un bel diagonale in area con la complicità di bostick Pasqual, che lo marcava a tre metri di distanza. 1:0 e palla al centro. Poco dopo entra Bernardeschi (un predestinato) e tira fuori dal cilindro una specialità che a Firenze non si vede da tre anni: il passaggio in verticale. I compagni, abituati al tiki-taka, stavano tornando in difesa certi che quel passaggio sarebbe finito nel nulla delle maglie granata. L'unico che ci ha creduto è lo stesso che aveva dettato quel passaggio, ovvero Babacar. Scatto sulla destra del portiere e gol a porta vuota. 1:1, fine della partita.

Dopo il pareggio odierno fra le mura amiche dell'Olimpico di Torino mi vengono in mente tre considerazioni. La prima: il campionato italiano è davvero uno spettacolo sempre più difficile da digerire per chi ha visto Maradona, Platini, Zico, Edinho e Antognoni e ciò non sarebbe un guaio se solo si vedesse all'orizzonte una qualche programmazione a medio e lungo termine. Del tipo ok, adesso guardatevi questa bruttura, ma fra cinque o dieci anni, quando i giovani nostrani si saranno fatti le ossa, avremo campioni lustri lustri da mostrare al mondo. Invece pare che la mediocrità sia una condizione a cui dovremo abituarci.

Babacar festeggia il gol dell'1-1 sotto il settore dei tifosi viola a Torino
La seconda considerazione: se in una squadra che fattura un quinto di Juve, Milan, Inter e un quarto della Roma mancano contemporaneamente Gomez, Rossi, Cuadrado e Pizarro allora pareggiare a Torino e aver incamerato sei punti in cinque partite è un mezzo miracolo.

La terza considerazione: è forse vero che i tifosi viola sono eredi dei Guelfi e dei Ghibellini ecc. (sempre la solita solfa per giustificare la totale mancanza di equilibrio nel valutare un ambito in cui ci crediamo grandi, ma siamo rimasti gli unici a crederlo), ma criticare un gruppo e un allenatore che in due anni hanno fallito il piazzamento in CL per due (chiamiamole) casualità sfiora la paranoia. Il giudizio su questa squadra non può prescindere né dalla tara degli assenti né da un'analisi più generale sul campionato italiano. Inutile criticare squadra e allenatore quando viviamo una fase storica in cui portare al di qua delle Alpi Higuaín e Gomez è un autentica impresa. A giocare in Italia non vuole venirci più nessuno di quelli forti. E da tifosi viola dovremmo saperlo bene visto che per due estati abbiamo corteggiato invano Santon. E mica ho detto Maldini. Quello che mi preoccupa di più è un certo clima di prostrazione, di scoramento attorno alla squadra; sembra sia scemato l'entusiasmo, ma forse è solo uno stato passeggero e alle prime vittorie tornerà a garrire al vento il labaro viola.

Cibali