13 luglio 2014

Re Aloysius

Cartões Postais do Brasil

Dunque finalmente ci sono riusciti: gli olandesi hanno vinto la loro prima finale mondiale al quinto tentativo. Certo, trattasi di finalina: ma avevano perso anche quella, nel 1998, contro la Croazia. Senza contare le delusioni del 1974 (cocente), del 1978 (rabbiosa) e del 2010 (impotente), nelle finali per la Coppa.

12 luglio 2014, Estadio Nacional, Brasilia
Aloysius Paulus Maria "Louis" van Gaal canta l'Het Wilhelmus
Là dove non erano riusciti Rinus Michels, Ernst Happel, Guus Hiddink e Bert Van Marwijk, è dunque riuscito Aloysius Paulus Maria "Louis" van Gaal. Che ha pilotato magistralmente una rosa di giovani ed inesperti (ad alto livello) giocatori innervata da qualche satanasso e pochi campioni. Ad Aloysius va senza dubbio il titolo di migliore allenatore di Brasil 2014: pragmatico, eclettico, motivatore.

Non ha mostrato innovazioni tattiche, ma una maestria nel gestire una varietà di opzioni come nessun altro. Quello che il nostro buon Cesare si era ripromesso, senza poi riuscirci. Van Gaal ha mostrato una difesa a 3 e spesso a 5, una mediana spesso a 4 (con esterni veri come Kuyt e non terzini) e talora a 5, un attacco talora a 3 e più spesso a 2. Ha difeso a zona, ma a tratti anche a uomo in mezzo al campo (con Sneijder a seguire Messi ovunque, per esempio). Ha sfruttato la balistica di Blind per allungare la profondità offensiva. Etc. etc. Uno spettacolo tattico memorabile.

Aloysius ha retrocesso in mediana Sneijder (come aveva provato a fare Gasperini ...) con ottimi risultati, si è avvalso della ecletticità di un giocatore "totale" come Kuyt (che avrebbe potuto anche schierare in porta come para rigori), ho sdoganato dalle fasce Robben, che ha giocato forse la serie di partite più belle e scintillanti della sua carriera (in crescendo). Ha esaltato la lucidità degli anticipi e i tempi difensivi di Vlaar. Ha lanciato in mezzo al campo giovani segugi come De Guzman e Wijnaldum. Ha estratto dal cilindro Krul. Ha dato fiducia all'incerto Cillessen. Ha mimetizzato le pause di Van Persie e le amnesie di Martins Indi. E potremmo continuare.

Soprattutto, Re Aloysius ha mostrato cosa deve fare un allenatore in un torneo di sole sette partite: adattarsi alle caratteristiche dei giocatori, darsi obiettivi immediati, mostrare pragmaticità per raggiungerli. Van Gaal ha un caratteraccio, e non si cura di "gestire" i media: per questo gravano su di lui pregiudizi immotivati. Tra i tecnici, però, è stimato come un vero santone. Per dirne una, anzi due (antitetici): Mourinho lo rispetta come un maestro, Guardiola lo venera nel suo Pantheon. In Brasile ha compiuto uno dei suoi molti capolavori. E non vediamo l'ora di vederlo seduto sulla panchina che è stata di sir Alex: sarà uno dei grandi protagonisti della prossima stagione.

Azor

PS: il Brasile di Scolari e David Luiz? Ne riparleremo.