15 giugno 2014

Old and new masters

Cartões Postais do Brasil 2014

Sin dal sorteggio che ci aveva assegnato il più duro e affascinante dei gruppi nella storia dei Mondiali (7 coppe su 19 in campo, forse solo quello del Sarriá nel 1982 - 6 su 12 - gli era superiore) avevo avvertito la positiva sensazione che fosse quello per noi ideale, perché ci avrebbe costretto a metterci in gioco subito, senza titubanze. In fase di pronostico lo avevo ribadito [vedi]. Qui provo ad argomentare meglio: non abbiamo bisogno solo di scandali e polemiche per caricarci (fosse così non avremmo una grande considerazione della nostra tradizione, quella di Pozzo, Rocco e Trapattoni ...); basta l'importanza dell'evento e il modo di avvicinarcisi - e penso agli avversari del 2010 e all'approccio sconsiderato di Lippi, per intenderci.

Spira uno spirito di gruppo come nelle spedizioni più fortunate ...
L'esordio con l'Inghilterra - terra madre di vecchi maestri che ci hanno battuto solo nelle leggendarie sfide degli anni 1930s, e poi mai più - è il migliore dal 1978 (2:1 alla Francia) per qualità di gioco, risultato e blasone dell'avversario. Benny Hill [look at] ha provato a sorprenderci nel primo tempo, con il pressing e la velocità, e con l'esplosività dei tre ragazzi neri davanti - che, con Rooney, formano la linea d'attacco forse migliore qualitativamente delle 32 -, cercando l'imprevedibilità nello spazio breve, e sfruttando le differenti attitudini al ritmo dei rispettivi campionati. La prima mezzora è stata così una inevitabile sofferenza tra chi è abituato a correre e pressare e chi a trotterellare. Con una variante decisiva: la fornace umida dell'Arena Amazonia. Gli inglesi hanno corso e pressato nella prima mezzora, corso nella seconda, e si sono spenti nella terza (soffrendo di crampi, a differenza dei nostri). La loro base è comunque buona e qualitativa in molti giovani: in Brasile faranno esperienza e potranno essere tra i protagonisti tra due anni agli Europei: l'operazione è "Azincourt 2016".

I nuovi maestri siamo noi, guidati - non a caso - da un Cesare "Augusto" [vedi la stima di Eupallog]. Per tradizione siamo maestri del gioco di sofferenza, ma Prandelli ha aggiunto qualcosa che solo Sacchi aveva provato a dare prima di lui alla Nazionale, cioè un gioco manovrato. Anche contro l'Inghilterra si è vista questa costante ricerca del possesso e del fraseggio, anche nella prima mezzora in cui eravamo schiacciati: non si sono visti lanci lunghi o spazzamenti difensivi, bensì una continua cucitura a palla bassa, anche rischiosa la sua parte. Quando abbiamo preso campo è emersa la qualità del palleggio del nostro centrocampo, che ha pari solo in quelli della Spagna e della Croazia tra le 32.

Altri tra noi analizzeranno la partita dei singoli. Segnalo solo come 9 dei 14 in campo fossero esordienti ai Mondiali: tra questi la mia menzione va a Darmian, Candreva e Balotelli. E, parafrasando il Filosofo, confesso che "mai avrei pensato di vedere Paletta e Parolo via satellite" dal cuore dell'Amazzonia. E' possibile - ma speriamo non probabile - che questa partenza intensa la si possa pagare più avanti, diciamo nelle ultime due delle sette partite, come accadde proprio nel 1978 (il continente è quello, peraltro). Ma intanto ieri sera abbiamo spaventato il Mondiale. Adesso avranno tutti paura di noi.

Azor