26 giugno 2014

Leo, Jurgi e Jogi

Cartões Postais do Brasil 2014

Due buontemponi a Porto Alegre. "Dove hai nascosto il pallone?",
gli chiede Enyeama, portiere nigeriano
Il ragazzo è tornato a sorridere, da Rosario e da Baires sono arrivati a decine e decine di migliaia, ed ecco che improvvisamente le sue gambe tornano a girare vorticosamente e il pallone smette di fare le bizze. A quel che si è visto ieri pomeriggio, egli ha ricominciato a divertirsi. Gli piace ancora tirare in porta - da fermo e in corsa - e gonfiare le reti, gli piace incollarsi la sfera sul piede sinistro e produrre accelerazioni a zig-zag. L'unico suo problema, al momento, sono quei due apriscatole arrugginiti, Aguero e Higuaìn: pieni di soprannomi e di acciacchi, sembra che parlino un'altra lingua. Pace, li si può sostituire, nei magazzini dell'Albiceleste ci sono ancora tonnellate di attaccanti, non sarà questo il problema. D'altra parte, se il ragazzo torna a sorridere e a divertirsi, tutto il resto può essere gestito in totale autonomia dal barbiere al seguito della spedizione.

Jogi e Jurgi in uno scatto che testimonia
quanto fossero amici e felici, insieme, da piccoli
Oggi è il giorno di Germania-Stati Uniti d'America, confronto tra due super-potenze economiche, e anche calcistiche, visto che nel girone di ferro hanno seminato con relativa nonchalance il Portogallo e il Ghana - mica due XI qualsiasi. Jurgi e Jogi, i due piloti, sono amici d'infanzia. Da piccoli inventavano giochi di simulazione calcistica nel tempo libero, nelle partitelle di strada invece facevano squadra, due contro due, uno aveva la maglia di Klinsmann, l'altro quella di Podolski, gli avversari sempre qualche anno di meno, e dopo quattro o cinque ore, a furia di gol, la cesta che fungeva da loro porta era bella sfondata. Solo una volta si sono trovati di fronte due ragazzini sconosciuti, tutti e due con addosso una maglia azzurra e il numero ventuno stampato sulla schiena. Hanno perso, e così il loro sodalizio si è concluso e ciascuno è andato per la sua strada. La rimpatriata avverrà oggi a Recife, in uno stadio che assomiglia a quelli che loro costruivano col lego e altri materiali per rendere più affascinanti i tappeti del Subbuteo. Dicono si siano messi silenziosamente d'accordo, un bel pareggio e arrivederci in finale. Noi crediamo che, invece, se le daranno di santa ragione, perché nessuno di loro ha dimenticato quella partitella persa in strada contro i due in maglia azzurra, e ciascuno ha sempre attribuito all'altro la colpa di quella disfatta. Ci sono antichi conti da sistemare, insomma ...

Nel nostro povero, affranto paese, dove si discute a vanvera di qualsiasi cosa, si credeva e si sperava che il calcio fosse qualcosa capace di funzionare ancora bene, o perlomeno abbastanza bene. Si esorcizzava a parole - e con il ricorso al ricordo delle imprese degli avi - la catastrofe. Ora trovare qualcuno che non abbia qualcosa da dire su Prandelli e su Balotelli è impossibile. Soprattutto su Balotelli. Vale la pena di aggiungersi al coro? No, non vale la pena. Ne riparleremo semmai quando saremo tornati dal Brasile. Lasciateci godere ancora qualche giorno di questa meravigliosa vacanza.

Mans