27 giugno 2014

Le stelle nere, le volpi del deserto e la mascella di don Fabio

Cartões Postais do Brasil

Quello ritratto dalla foto non è un uomo finito dietro le sbarre per qualche piccolo o grande crimine. E' John Boye, centrale di difesa dello Stade Rennais Football Club nonché delle Black Stars, ossia la nazionale di calcio del Ghana. Non si capisce cosa stia facendo esattamente. Certamente, non è in gattabuia; si trova in qualche spazio dell'albergo che ospita il Ghana alla vigilia della partita di Coppa del mondo con il Portogallo. A me pare stia bevendo qualcosa da un grosso bicchiere di plastica. I più informati - cioè i mezzi di informazione - sostengono invece che stia baciando la mazzetta (150.000 dollari, dollaro più dollaro meno) a lui spettante del bel gruzzolone arrivato via aereo dalla madrepatria onde scongiurare lo sciopero pedatorio suo e dei suoi compagni.

Così la partita c'è stata, eccome. Per la terza volta su tre, il Ghana incassa un gol nei dintorni del novantesimo e andrà a spendere il bottino lontano dal Brasile. Sfortuna. O Altro? Chissà. Certamente l'occasione era ghiotta, perché Jurgi e Jogi hanno messo in piedi una partitella apparentemente vera, certo con l'orecchio bene attento a quel che succedeva in contemporanea a Brasilia (dove tuttavia il match era difficile da decifrare). Cosa succedeva infatti a Brasilia? Di tutto. Lara Croft ha mancato il bersaglio una dozzina di volte. Boye, dal canto suo, ha lasciato intendere perché nessun top-club europeo abbia finora pensato di ingaggiarlo. Maldestro e anche - va ammesso - non troppo fortunato, realizza un'autorete ridicola: falso rimbalzo della gibigiana, deviazione di tibia e traiettoria impazzita, che tocca prima la traversa poi il palo e si spegne oltre il fatidico limes. Poi, il solito Gyan mette i suoi nella condizione di qualificarsi: basterebbe un gollettino nell'ultima mezzora, il Portugal è sulle ginocchia, imbottito di megaronzini e di umori cupissimi. Niente da fare. Sono proprio i lusitani a riaprire il tabellino. Quando alla fine manca una decina di minuti. Nani indirizza dalla fascia un cross nell'area del portiere; un africano colpisce male il pallone, lo alza a campanile, il portiere vorrebbe farlo suo ma è disturbato proprio da Boye, sicché finisce per smanacciarlo sui piedi di Lara Croft, che di sinistro timbra uno dei tanti inutili gol della sua carriera. Boye si precipita negli spogliatoi, a controllare che il mazzo di dollari sia ancora intatto e ben nascosto nella sua borsa.

In serata, nel cielo di Curitiba si alzano canti di ringraziamento per EupAllah dalla compatta massa di supporters algerini, imbandierati e dipinti e mascherati. Le loro preghiere, ripetutamente colte dalle telecamere, hanno sortito l'effetto che dovevano. La Russia viene eliminata con merito; talento scarso, organizzazione distratta, spirito di sacrificio e determinazione agonistica inadeguati a un mondiale. Don Fabio se la prende ufficialmente con l'arbitro, ma ha le sue responsabilità. Sarà per via dell'età, o della montagna di rubli piovuti nelle sue tasche, sarà la molle vita da nababbo di Mosca. Sarà perché anche l'interprete capisce poco di quello che dice e che vuole, e trasmette indicazioni confuse. La mascella è sempre indurita, lo sguardo non si è addolcito. Ma questo XI non sembrava pilotato da lui.

Mans