17 giugno 2014

Il match della tradizione

Cartões Postais do Brasil 2014

I colori di Brasil 2014
La cartolina arriva oggi dalla Arena da Baixada di Curitiba, dove si è finalmente svolto un match tradizionale della storia recente dei Mondiali, quelli della striscia, sempre più mesta, cominciata ad Italia 90 e culminata in Sudafrica: il ventennio del calcio brutto e muscolare, quello che rifuggiva i numeri 10, Baggio e Zola su tutti, ed esaltava i Keane e i Gattuso. Quelle edizioni dei mondiali di cui ti ricordi al massimo un paio di partite decenti e di cui sono eroi eponimi, e non per caso, mezzi campioni come Dunga, Bergkamp od Ortega. Ieri Iran e Nigeria hanno recitato perfettamente quel copione. Partita orrenda e prevedibile: chiusa tatticamente, modesta tecnicamente, pallida agonisticamente. Sembrava di assistere a un'esibizione televisiva del 2002 o del 2010.

Se possiamo scrivere queste riflessioni è perché quasi tutte le altre partite del primo turno sono state invece potabili, con rare eccezioni. Alcune sono state molto gradevoli, come Brasile-Croazia o Germania-Portogallo. Altre bellissime, e qui la mente corre a Spagna-Olanda, Uruguay-Costa Rica e all'"epica" Italia-Inghilterra. Molte stelle celebrate hanno recitato in modo convinto il loro ruolo (perfino Benzema ...). Tanti gol: già 47 in 14 partite, forse nemmeno come nella Svizzera piovosa del 1954, che ospitò la prima edizione veramente bella di una Rimet, nel pieno della "soccer revolution" di quel decennio.

E' - inatteso - un Mondiale finalmente bello, e forse non poteva non essere così nella terra del futebol (pronuncia cantilenata, mi raccomando: fùtcibol), dove si gioca a calcio ovunque, anche in pochi centimetri quadrati. In un grande paese di grandi emozioni e di grandi colori. Allo spettacolo in campo si accompagna quello sugli spalti: coloratissimo, variegatissimo. Lontanissimo dalla tinte cupe dei lager della Serie A.

I colori di Brasil 2014
Un clima di festa che non è svagato, perché gli oltre 11 miliardi di euro "spesi" per l'"organizzazione" sono stati comunque sottratti alla spesa sociale: e questo i brasiliani, anche quelli che non manifestano per strada e quelli "adottivi" come noi, lo sanno e non lo dimenticano. Ma lo accompagnano consapevolmente a quella che Joseph Ratzinger ci ha ricordato essere una "manifestazione sportiva che tocca un qualche elemento primordiale dell’umanità - una sorta di tentato ritorno al Paradiso - l’evasione dalla serietà schiavizzante della vita quotidiana e della necessità di guadagnarsi il pane, per vivere la libera serietà di ciò che non è obbligatorio e perciò è bello" [vedi].

Azor