10 aprile 2014

Gli strateghi

Fettine di coppa: ritorno dei quarti di finale 2013-14

Ogni tanto fa piacere indovinare una situazione. Non dico 
un pronostico. Parlavamo (fra l'altro) del Bayern. L'XI del Pep è un 
rullo compressore. A questo punto della stagione, forse, 
risparmia un po' di benzina. Cerca di controllare le 
partite. Se non è necessario vincerle, può anche 
accontentarsi di pareggiarle. Se invece conviene vincerle 
in fretta, onde appendersi una coccarda con largo 
anticipo, ci impiega qualche minuto: come a Berlino, dieci 
giorni fa, quando con l'Herta servivano tre punti per 
conquistare matematicamente la Bundesliga. Se si trova 
(apparentemente) con l'acqua alla gola - come ieri sera, 
sotto di una rete clamorosa inventata da Evra -, esce di 
prepotenza. A quel punto, la tranquillità (circa il 
passaggio del turno) pretendeva almeno tre gol. Detto 
fatto. Nemmeno venti minuti per fare il lavoro: Red Devils 
asfaltati, senza pietà.

Veduta del Manzanares, destinato alla demolición
Alle semifinali approdano dunque tre superclub e una ganga di arrabbiatissimi colchoneros. Tre allenatori pluri-medagliati e uno che aspira a fregargli il bottino. Lui, il Cholo, combattente con pochi eguali, non meno carismatico degli altri tre. Di cinque importantissime sfide stagionali con il Barça non ne ha persa una. Ha incendiato dopo immemorabili tempora il Manzanares, ieri sera bollente come un girone infernale. Il primo quarto d'ora del match è (come suol dirsi) da mandare direttamente in cineteca. Blaugrana storditi da un pressing mai così aggressivo contro di loro. Solo un gol al passivo, ma potevano essere parecchi di più. La triste serataccia di Leo, le velleitarie giocate di Neymar, il declino di Xavi - una sola (sontuosa, certo) giocata e nient'altro in novanta minuti; la sostituzione di don Andrés: per la prima volta dopo tanti anni esclusi dalle semifinali, i catalani dànno l'impressione di essere davvero a fine ciclo. Sapranno certamente voltare pagina, ma ci vorrà del tempo. E molto dipenderà dal futuro che Messi immagina per sé.

Anche il Real ha sofferto - come a tutti succede - in Westfalia. L'XI di Klopp è quanto di più simile io ricordi alla Dinamo Kiev del colonnello Lobanovski. Attacca a velocità folli, ma l'assenza di raffinati pedatori (l'unico è Reus) produce molti errori. Così anche l'ultima squadra dell'est - del resto ha in rosa svariati polacchi e un promettente armeno - scende dalla giostra (e chissà se e quando ci risalirà), ma ha fatto girare la testa a Carletto e le scatole a Cristiano. Tra andata e ritorno, i gialloneri hanno sprecato almeno una dozzina di limpidissime situazioni sottoporta. I Blancos paiono, anche quest'anno, non pronti per la decima (eh eh eh: i pronostici li azzecca solo chi non li fa).

Mou illustra ad André Schürrle il senso del football:
mettere il pallone in rete. 
Il tedesco mostra rapidamente di avere appreso la lezione
Piacerebbe invece (eccome, e quanto) alzare la coppa a Mou, del quale periodicamente si tessono le infinite lodi. Sì, è stato un capolavoro (come al solito) rovesciare sul campo tutta la batteria di punte a disposizione. Li metti là, e prima o poi una traiettoria sporca, una deviazione, qualcosa di fortunoso succede. Lui è abituato così. Al Parc des Princes aveva accusato i suoi di avere incassato gol ridicoli, mettendone in dubbio le qualità. E perbacco. Se avessi soltanto Ibrahimovic, diceva. Intanto, Ibra si era fatto male e a Stamford ci è venuto solo per guardare la partita, e può anche essere che (guardandola) gli sia passata la voglia di giocare a pallone. L'XI italo-francese ha mostrato l'assenza di tutto ciò che serve per essere davvero una grande squadra, e il portoghese è riuscito a trasformare una normale, routinaria vittoria dei suoi in un trionfo epocale. Chapeau, solo lui ci riesce. Perde Hazard (noto brocchettino), e chi gli subentra (un titolare della Nationalmannschaft) segna dopo pochi minuti. Entra il disgraziato Demba Ba (boh!), e una sua ciabattata finisce rimbalzata e deviata alle spalle di Sirigu. Fortuna? Macché! E' solo ed esclusivamente merito suo. Del grande stratega, immenso motivatore, inventore del calcio come conflitto linguistico: José Mourinho.

Mans