17 febbraio 2014

Le rivincite

Cartoline di stagione: 29° turno 2013-14

16 febbraio 2014, Ashburton Grove, London
Un gol finalmente "pesante" di Poldo
The beatufil game è tale proprio perché - come ci ha insegnato Gianni Brera - è sì storicizzabile (in forma "critica") ma non predittivo (nel senso che "non sbaglia pronostici solo chi non li fa"). Dal turno pedatorio europeo ci giungono infatti, contemporaneamente, due cartoline con lo stesso messaggio: dal City of Manchester Stadium e dall'Ashburton Grove, per dirla senza sponsor. Là dove qualche giorno prima si erano svolte le medesime partite, con esiti apparentemente perentori, il risultato è stato clamorosamente (?) ribaltato.

La "fantastica" partita del Chelsea a Manchester (1:0) in Premier è solo un pallido ricordo di fronte al netto 2:0 rifilatogli dai Citizens in FA Cup. La demolizione dell'Arsenale londinese operata dal Liverpool in casa propria (5:1) è stata ribaltata fuori casa dai Gunners con una tenace prestazione di gamba e di testa (2:1). Alla fine il bilancio vede l'eliminazione dalla prestigiosa FA Cup sia del Chelsea sia del Liverpool e una classifica in Premier ancora tutta aperta: le quattro di testa sono raccolte in soli 4 punti a 12 turni dalla fine. E tutto può ancora succedere.

Provando a "storicizzare criticamente" si può intanto osservare che - avendo tutte messo in campo le 'seconde linee' - gli organici migliori sono forse quelli del City e dell'Arsenal. Che è la tesi - ex ante - di Mourinho e di Rodgers. Ma è vero solo in parte: per dire, ieri Łukasz Fabiański ha giocato anche meglio di quanto non faccia mediamente il pur ottimo titolare Wojciech Szczęsny. C'è anche dell'altro, in realtà, e non di tattico. Bensì di psicologico: l'approccio alla gara (presupponente nel City di Premier, molle nel Chelsea di FA Cup, feroce nel Liverpool di Premier, determinato nell'Arsenal di FA Cup, etc.). Che è qualcosa di non predittivo nemmeno per i protagonisti. E che rappresenta la vera inquietudine professionale degli allenatori, perché è un dominio ignoto su cui possono influire poco.

Di tale incognita sono consapevoli tutti gli allenatori, ma gli approcci sono diversi ovviamente. Basti pensare ai metodi di Herrera e di Rocco, ormai entrati nel luogo comune. Dei managers dei quattro club inglesi in questione, la soluzione più nota è quella di José Mourinho: la guerrilla permanente, la ricerca rabdomantica del nemico, l'eversione strategica del linguaggio, come aveva colto finemente Edmondo Berselli [vedi]. Al suo confronto le "vittime" balbettano, e un maldestro imitatore come Antonio Conte finisce col ragliare.

E' possibile che alla fine vinca il titulo Mourinho: la Premier è infatti il suo habitat ideale perché, come il discorso pubblico dello UK, è "politicamente corretta", inibita e sostanzialmente ipocrita. E un personaggio non ipocrita, disinibito e politicamente libero come José non può che dominarla. Ma ci torneremo sopra. Intanto continuiamo a goderci una stagione agonistica memorabile.

Azor