27 dicembre 2013

Lo Pseudobomber dei Gunners e l'Hombre Orquesta dei Reds

Cartoline di stagione: Boxing Day 2013

Lucas 'Poldo' Podolski festeggia il rientro e l'ennesimo gol
superfluo della sua carriera
Grande Boxing Day, è d'uopo scappellarsi. Iniziato con la faticosa rimonta dello United al Kingston di Hull (campo problematico da espugnare), due gol al passivo in pochi minuti e una difesa disperata negli assalti finali dei Tigers; proseguito con l'ordinariamente fortunosa (nella dinamica dell'unica rete messa a tabellino) sgambatura casalinga del Chelsea (ma lo Swansea, va detto, ha fatto ben poco per sottrarsi all'inerziale logica della partita) e con la gloriosa riapparizione, ad Upton Park [card del 1962: footing di Bobby Moore], di Poldo Podolski, Pseudobomber dei Gunners che (nonostante il rendimento costante ed elevato di Giroud) hanno proprio nel segmento terminale della compagine il loro punto forse più debole. Poldo ha confermato la sua fama di ammazzasette. Segna sempre quando il pubblico è già incanalato verso le porte d'uscita, quando la partita è in ghiaccio, archiviata nella sostanza se non nella forma del risultato, ed è proprio sul risultato che lui sa accanirsi come pochi, trasformando un 4:0 in un 5:0, un 5:0 in uno 6:0 e così via. Gli avversari non lo temono, quando le cose sono in bilico (o imponente la sfida) lui è solito esibire il repertorio tipico del mestissimo brocco, fatto di errori madornali e indimenticabili (per chi ha memoria corta, basterà andare a rivedere come partì l'azione del secondo gol italiano nella semifinale di Dortmund del 2006, o come il de cuius si divorò il gol che avrebbe riaperto quella di Varsavia nel 2012). C'è però chi lo apprezza: per esempio Wenger. Povero Arsenal: dove spera di arrivare con Poldo?

L'uruguagio del Liverpool invoca volando
una compensativa giustizia arbitrale
La giornata è finita in gloria al City of Manchester: big-match in tutti i sensi, quello tra Sky Blues e Reds. Importantissimo per la classifica, straordinario per emozioni, qualità, intensità. A mio modestissimo parere, la migliore partita dell'anno - addirittura strabiliante il primo tempo. I rossi, nella loro versione più scintillante degli ultimi trent'anni, avrebbero potuto far saltare il fattore campo e mettere una seria ipoteca sulla seconda parte della stagione domestica; non ci sono riusciti, pagando la vocazione a sprecare ignobilmente sotto porta, strapagando alla lunga una grossolana interpretazione arbitrale su azione di contropiede fermata appunto per una posizione di off-side dell'uomo lanciato a rete, e scontando (infine) la superiore capacità ed esperienza degli avversari nel leggere la partita, nel variare l'atteggiamento, accelerando o rallentando, pressando o aspettando, assecondando meglio convenienze e situazioni di gioco. Di questo match immagino si parlerà a lungo. La maturazione della rosa gestita da Pellegrini è evidente, la stagione potrebbe essere trionfale o quasi. Il Liverpool può diventare qualcosa di simile al Borussia di Klopp, ma per ora sembra destinato a subire troppo le carenze qualitative di parecchi singoli, compensate però dalla debordante presenza (tecnica e atletica) di Luis Suarez, pedatore che, allo stato, si configura come unico hombre-orquesta del calcio mondiale, dominatore assoluto delle partite come solo pochi grandi del passato ho visto capaci di essere. Potrebbe essere una fase di grazia, la grande stagione che segue e precede altre non prive (anzi) di lampi ma rovinate dal cattivo carattere (eufemisticamente parlando) dell'individuo, dalla discontinuità tipica dei campioni incompiuti; potrebbe invece essere la stagione del vero salto di qualità, l'anno che svela la dimensione definitiva di un fuoriclasse. Il Liverpool ieri ha perso, ma Luis Suarez ha sfornato non meno di mezza dozzina di assist nei quali si condensava tutta la sapienza calcistica e la morbidezza di tocco di Pelé. Senza esagerare.

Mans