28 ottobre 2013

Le ambasce di Carlo

Cartoline di stagione: 11° turno 2013/2014

26 ottobre 2012, Camp Nou, Barcellona
Il Cavaliere pallido ha giocato la sua ennesima partita siderale
Cartolina insolitamente lunga, questo week end, dal Camp Nou [card] per segnalare una delle più belle partite della stagione. Avevamo ammirato un grandissimo Bayern annichilire a inizio mese il City in trasferta [vedi], qualche bella partita dell'Arsenal, soprattutto quella con il Napoli. E poco più. Soprattutto il secondo tempo del clásico, intensissimo, ha tenuto fede alle attese, mostrando il meglio che possano offrire attualmente il Barça e anche il Real: un Iniesta a livelli siderali, un Neymar che si è annunciato con un gol e un assist, alcuni bei giovani del Real (Carvajal, Illarramendi, Jesé), varie occasioni blancas sventate da un eccellente Víctor Valdés. La scelta del Tata Martino sembra rivelarsi azzeccata: la squadra viaggia in testa sia alla Liga sia al girone di Champions senza particolari patemi (2 soli pareggi in 13 partite); la qualità del gioco è migliore, più brillante, rispetto all'opacità della seconda stagione; certo, non è più quello guardiolano del biennio hapax 2009-2011; ma la memoria di quegli automatismi vertiginosi (triangolazioni in area, continuum tra pressing e possesso) riemerge a sprazzi, come nel secondo tempo del clásico. La ricerca di Martino è quella di nuove soluzioni (in primo luogo i lanci lunghi); soprattutto appare voler coniugare le qualità ormai assodate con un maggiore pragmatismo, che si risolve in un atteggiamento più attendista della squadra, con baricentro più basso, e nell'innesco di ripartenze veloci negli spazi, lanciate da Iniesta in modo superbo e finalizzate non solo da Messi (sabato sera apparso un po' in tono minore) ma anche da un umilissimo Neymar. Non si vede al momento, in Europa, a parte il Bayern, un'altra squadra così equilibrata e così bella.

Più complesso, ovviamente, il discorso che riguarda il Real. Le macerie lasciate da Mourinho sono ancora fumanti e la storia dice che le squadre che il portoghese abbandona dopo averle prosciugate di ogni risorsa nervosa (Porto, Inter, Chelsea e ora Real) faticano a lungo prima di rimettersi in piedi. Carletto nostro sembra avere le qualità (saggezza, esperienza, bonomia, oltre che sapienza tattica e gestionale) per poterci riuscire. Il problema è che, oltre alle macerie lusitane, la rosa è stata indebolita da un mercato di immagine più che di sostanza: la vendita, senza sostituzioni adeguate, di uno dei tre migliori assistman di questi anni (Ozil, al pari di Iniesta e Totti), di un grande centravanti capace come pochi di fare reparto da solo e di creare spazi per chi arriva da dietro (Higuain), oltre che di alcune riserve di qualità come Callejon, Albiol e lo stesso Kakà, non ha trovato compenso tattico alcuno. Né Bale, né Isco né Illarramendi hanno le caratteristiche per colmare le partenze di Ozil e Higuain. E le difficoltà di creare gioco e pericolosità lo confermano.

Altro che sopracciglio ...
Come da copione, la stampa spagnola ha scatenato un uragano su Ancelotti dopo la sconfitta (di misura): l'epiteto più garbato che ha ricevuto è stato quello di "miedoso" (fifone, pavido) per aver schierato Sergio Ramos centromediano e Gareth Bale centravanti. Ora, tutto possiamo dire di Carletto, tranne che sia un fesso e che non sappia il fatto suo. A differenza di chi si limita a guardarla, gli allenatori sanno che una partita dura 95 minuti e che si schierano 14 giocatori lungo quell'arco di tempo. Il nostro ha ritenuto che il Barça si sarebbe lanciato all'attacco nel primo tempo (come poi è stato) e ha schierato tre attaccanti capaci di involarsi negli spazi (Cristiano, Bale e Di Maria): indisponibile Xavi Alonso, ha messo al suo posto Ramos, col risultato che il Tata ha subito dovuto esiliare Messi sulla destra. Passata un'ora e placatasi la furia blaugrana, ha operato i cambi: prima il più giovane e fresco Illarramendi, per cominciare a tessere il gioco nella metà campo altrui, poi Benzema quando gli spazi si sono ristretti e il gattone poteva provare a dare il suo meglio (e infatti: terrificante traversa che meritava il tripudio dell'incrocio), e infine il promettentissimo Jesé, che ha pure segnato. Con questo assetto il Real ha fatto tremare più volte Valdés e avrebbe meritato il pari. Questo dice l'analisi tattica: il resto è mancia mediatica.

Semmai ci sarebbe da alzare il velo su uno dei molti luoghi comuni: checché si strombazzi, il Real ha pochi campioni in rosa, ed è semmai zeppo di giocatori sopravvalutati. Campione era Casillas, ma si è appannato, e lo sono solo Ramos, Xavi Alonso, Ronaldo e, in potenza, il giovane Isco. Ma ci fermiamo qui. Sopravvalutati a vario titolo sono Diego López, Modric, Bale, Khedira, Di Maria e Benzema: ottimi giocatori, ma non dei campioni che sappiano fare la differenza. La linea di difesa, poi, è composta da ronzini, da Pepe e Arbeloa a Coentrao e Marcelo. Ci sono invece dei promettentissimi giovani oltre a Isco: Varane e Carvajal, Illarramendi, Morata e Jesé. Carletto nostro si sta misurando con questi limiti, oltre che con le macerie e il contesto ambientale. A naso ne saprà uscire vincitore alla lunga. Ha vinto ovunque e vincerà anche a Madrid: magari a cominciare proprio dalla Décima.

Azor