2 settembre 2013

Il figliuol prodigo

Finalmente Galliani ce l'ha fatta. Kakà torna all'ovile. La pecorella smarrita nei meandri del Bernabéu, l'ex pallone d'oro che - arrivato a Madrid per una cifra folle e e lì rimasto con un contratto principesco - in tre anni ha dato ben pochi segni di sé, perdendo il posto nella Seleçao, mai acquisendo la fiducia di Mourinho, risultando evidentemente superfluo anche per i disegni di Carletto, cioè di colui che l'aveva trasformato in una stella planetaria.

Naturalmente, vista la rosa attuale del Milan, Riccardino potrebbe anche brillare, ma sarà costretto probabilmente a ballare ritmi che non conosce. Il nuovo 'credo' imposto dalla società prevede il trequartista (il brasiliano questo farà) dietro le due punte - di qui, anche l'acquisto di Matri, preteso da Allegri non in sé ma, appunto, in vista della virata tattica cui è costretto. Bene o male, era riuscito a disporre in campo un XI efficiente, un 4-3-3 di rara basicità; ora proverà di nuovo a fare risultati, sacrificando il faraone, tenendo fisso a centrocampo il Grande e Lentissimo Randellatore Olandese, affiancato da Montolivo - a cucire il gioco tra difesa e trequarti - e Muntari/Poli. Un reparto, come tutti vedono - specie se Poli starà più spesso in panca che in campo - di pura staticità, e che ha perso, con Boateng, un pedatore capace di inventare partite e giocate da stropicciarsi gli occhi e comunque sicuramente mobile e imprevedibile. Kakà potrebbe adattarsi a questa impostazione se avesse una decina d'anni in meno; il meglio lo diede come seconda punta, immarcabile negli spazi. Sei o sette anni fa. Poiché non ha tra le sue doti migliori la visione rapida del gioco, né un tocco particolarmente vellutato, difficilmente si rivelerà una scelta azzeccata. A ogni modo, sia festa, e festeggino gli aficionados rossoneri correndo in massa al botteghino, tutti insieme, cantando la loro vecchia canzone: "Siam venuti fin qua, siam venuti fin qua, per vedere segnare Kakà".

Mans