27 settembre 2013

Ciao Rudi

Cartoline di stagione: 7° turno 2013/2014

25 settembre 2013, Stadio Comunale "Luigi Ferraris", Genova
Il Pupone sembra ascoltare le spiegazioni tattiche che giungono dalla tribuna
I turni di campionato infrasettimanali sono sempre un po' strani, ricchi di sorprese. La cartolina odierna arriva da Marassi, dal glorioso "Luigi Ferraris" [card], e ci invita a qualche considerazione sulla Roma che lo ha espugnato ai danni della Samp. La proprietà americana ha puntato da subito su allenatori fautori di un gioco propositivo e possibilmente stranieri. E' un dato, questo, spesso sottaciuto dai cronisti: la nuova dirigenza ha ben chiaro in mente un mix di romanità (dall'eternità di Totti al giovane Florenzi, passando per l'oneroso De Rossi) e di nouvelle vague internazionale. Luis Enrique fu una rivoluzione: propose un WW, di cui non si accorse nessuno (eppure era una versione aggiornata del "metodo", affinato, tra tutti, da Vittorio Pozzo), con De Rossi centromediano ad arretrare sulla linea dei terzini e i due mediani esterni sulla linea degli interni, due ali d'attacco e un centravanti; il limite di fondo era la staticità dei giocatori, che attendevano palla sui piedi senza muoversi negli spazi, ma la disposizione in campo era uno spettacolo. Poi è arrivato Zdenek Zeman, cui tutto si può imputare tranne di non saper fare un gioco propositivo. E dopo la parentesi Andreazzoli, ecco il franco spagnolo Rudi Garcia, scelto da James Pallotta “per vincere subito” [vedi]. E così è stato.

Alzi la mano chi credeva che la Roma si ritrovasse in testa da sola dopo un filotto record di 5 vittorie consecutive iniziali (di cui 3 in trasferta, più il derby): nessuno, in verità. E non si tratta di un caso, se consideriamo il “peso” degli avversari incontrati: le squadre sconfitte assommano ben 31 punti dopo 5 giornate; solo la Juventus ha incontrato squadre che ora hanno 32 punti; l’Inter è vicina, con 29 punti; mentre il Napoli ha conquistato i suoi 13 punti contro compagini più deboli, che tutte insieme valgono solo 16 punti. Le statistiche valgono quel che valgono, ma resta l’impressione di solidità di una squadra che ha segnato sempre almeno due reti e ne ha subita finora una sola (di contro all’Inter 3, e a Juve e Napoli 4). Garcia schiera di preferenza un 4-3-3 che valorizza la centromedianità naturale di De Rossi, la continuità nelle due fasi di Pjanic e Stootman, l’interpretazione del ruolo di centravanti di Totti, e la larghezza di attaccanti come Gervinho e Florenzi. È una squadra a tratti gradevole a vedersi, anche se non spettacolare (e si noti, en passant, come i due allenatori stranieri giochino come si fa in Europa con 4 difensori, mentre i due italiani si arrocchino a 5 dietro). Ora la attende la necessità di confermarsi, e staremo a vedere, sperando che sia un bel vedere.

Azor