1 luglio 2013

La fine di un'epoca

Concediamo le attenuanti generiche (il Brasile giocava in casa di fronte all'imperativo della vittoria) e specifiche (la Spagna è giunta alla finale non alle medesime condizioni di riposo e climatiche). Paghiamo la gabella allo scetticismo sul valore intrinseco della Conf Cup. E non sopravvalutiamo 90 minuti di bel calcio. Ma è stata una partita epocale, a mio avviso. L'equivalente, tra nazionali, di Bayern - Barcelona del 23 aprile scorso [vedi]. Epocale perché segna la fine dell'imbattibilità, e soprattutto dell'aura della Roja. Provo ad argomentare - in breve - in attesa di leggere commenti più autorevoli.

30 giugno 2013, Estadio do Maracana, Rio de Janeiro
Le menti: Carlos Alberto Parreira abbraccia Luiz Felipe Scolari
L'artefice della grande partita di ieri sera è stato a mio avviso Carlos Alberto Parreira, il tattico, l'intellettuale della coppia che guida la Seleção. Noi vediamo Luiz Felipe Scolari sbracciarsi, alzare la voce e tenere le conferenze stampa, ma le scelte e gli assetti sono decisi in coppia: poi Felipao assume la guida in campo. Parreira è uno dei più grandi uomini di calcio viventi; tra i santoni è a livello del nostro Righetto, per intenderci. Per dirne solo una: nel 2003, in un seminario organizzato dalla FIFA preconizzò l'evoluzione tattica verso il 4-6-0, poi inveratosi nella Spagna 2012 [fonte]. Non è un visionario, ma uno studioso. Due giorni fa si era detto fiducioso di poter battere la Spagna: "Com vontade, determinação e inteligência, a Espanha pode ser batida" [leggi]. E così è stato. Con lo studio, la didattica e l'applicazione dei giocatori.

Il Brasile non ha giocato secondo tradizione ("jogo bonito" e amenità del genere), ma secondo i dettami più avanzati del calcio attuale. Ha giocato all'europea. Meglio: come il Bayern di Heynkes, che è stato evidentemente ben studiato, vivisezionato e illustrato ai giovani verdeoro. La prima mezz'ora è stata tra le più belle della stagione 2013. La fase difensiva cominciava da Fred, Neymar e Hulk, che impedivano alla Spagna di avviare il gioco nella sua metà campo: un pressing spettacolare [che si può rivedere qui]. Appena gli iberici perdevano palla scattava una ripartenza fulminea, travolgente. Fred ha giocato come Mario Mandžukić, una partita impressionate, da area ad area. Anche Neymar ha smesso i panni del fenomeno per assumere quelli del campione. Si è fatto un mazzo in mezzo al campo, e ha segnato un gol per il quale Paolo Condò ha scomodato nientemeno che il paragone con l'"artistica violenza" del regista John Woo e del "suo iper-realismo": che, in effetti, ha fatto secco Casillas.

Il braccio: Neymar "John Woo" ha appena stecchito Iker Casillas
I campioni del mondo si sono battuti senza risparmio, va riconosciuto. A parte il rigore sprecato malamente da Ramos e il "gol" di David Luiz a fine primo tempo (era gol fatto di Pedro), ricordo che Villa ha esaltato due volte nei venti minuti finali i riflessi felini di Julio Cesar. Poteva finire 6:0 come 3:3, anche se il risultato finale - l'impressione complessiva - è stata quella di una superiorità netta del Brasile.

La partita - oltre che molto bella - segna un punto di discontinuità: la Roja è battibile. Ad Euro 2012, dapprima l'Italia dei gironi (con il muro di centrocampisti) e poi il Portogallo della semifinale (con un pressing asfissiante) avevano mostrato la via. Studiando il Bayern (e anche il Borussia di Kloppo) contro le due regine spagnole, Parreira e Scolari hanno trovato l'assetto capace non solo di inibire ma anche di soverchiare il gioco degli spagnoli.

Per i campioni del mondo si apre il problema del ricambio generazionale (Casillas e Xavi costituiranno lo snodo più delicato, a occhio) per provare a rilanciare la supremazia che dura dal 2008. Il grande merito della coppia di CT brasiliani è stato di quello di aver trasformato - in cinque sole partite, sfruttando al massimo le potenzialità che offriva il torneo - una raccolta di belle figurine in una squadra. Certo non ancora invincibile, certo ancora perfettibile, ma capace di superare in un filotto Italia, Uruguay e Spagna. In casa, ok. Ma lo sarà anche tra 12 mesi ...

Azor