19 maggio 2013

Paradossi londinesi

Della bella - ma non bellissima - finale di Europa League va rilevata l'immutata, possente, valenza, ormai cinquantennale, dell'anatema scagliato da Béla Guttmann  - "Nem daqui a 100 anos uma equipa portuguesa será bicampeã europeia e o Benfica sem mim jamais ganhará uma Taça dos Campeões Europeus" - quando, all'indomani della conquista della seconda Coppa dei Campioni (1962), chiese un premio speciale e i dirigenti del Benfica glielo negarono asserendo che il contratto non prevedeva tale clausola. Come ci hanno ricordato gli statistici, le Águias sono già arrivate alla settima finale internazionale persa (dal Milan nella CdC 1963 al Chelsea nell'EL 2013) [vedi]: chi vivrà vedrà lo stato dell'arte nel 2062.

15 maggio 2013, Amsterdam ArenA, Amsterdam
Rafael Benítez Maudes, detto Rafa, alza la sua quinta coppa internazionale
Qui voglio limitarmi più prosaicamente a evidenziare alcuni dati bizzarri che caratterizzano il Chelsea dell'era Abramovič (iniziata esattamente dieci anni: un'altra delle ricorrenze di questo 2013 pallonaro). I Blues seguono davvero delle vie sghembe alle vittorie internazionali. La squadra è approdata infatti alle finali europee solo quando alla sua guida erano allenatori sottostimati dal petropadrone: Avraham Grant arrivò in finale di Champions League nel 2008, perdendola al Luhzniki di Mosca contro il Manchester United ai calci di rigore (a causa della memorabile zolla di Terry); ad alzare la coppa dalle grandi orecchie è stato invece Roberto Di Matteo nel 2012, battendo ai rigori il Bayern; l'altra sera Rafa Benitez ha inanellato l'ennesima perla della sua carriera vincente (e misconosciuta: è già alla quinta coppa internazionale in dieci stagioni, con quattro club diversi), conducendo sagacemente al trofeo vecchi bucanieri e giovani speranze.

Roman Abramovič ha messo a stipendio già dieci allenatori in dieci anni. Solo quattro hanno avuto l'incarico all'inizio di una stagione, quelli cui il magnate russo ha affidato con convinzione la conduzione tecnica, confidando nella loro capacità di vincere: due lo hanno fatto (José Mourinho e Carlo Ancelotti, che hanno entrambi conquistato la Premier League, la FA Cup e la Community Shield), due lo hanno deluso rapidamente e non hanno terminato la prima annata (Luiz Felipe Scolari e André Villas-Boas). A parte Claudio Ranieri, che Abramovič aveva ereditato dalla proprietà precedente, gli altri cinque allenatori hanno ricevuto la guida della squadra a stagione avanzata: Grant all'esonero di Mourinho, Wilkins a quello di Scolari, ma solo come ponte per Guus Hiddink, Di Matteo all'esonero di Villa-Boas, e Benitez all'esonero di Di Matteo. Di questi forse solo Hiddink ha goduto della piena fiducia del padrone (e ha dovuto lasciare la squadra dopo soli quattro mesi perché già contemporaneamente impegnato come CT della Russia): gli altri, compreso Ranieri, no.

21 maggio 2008, Stadio Lužniki, Mosca
L'ultima palla toccata da John George Terry in una finale internazionale
Il paradosso è che sono stati proprio gli allenatori a tempo a vincere le coppe internazionali o a sfiorarle. Quasi una beffa. Mourinho, in tre stagioni, ha collezionato solo tre semifinali di CL (sconfitto due volte da Benitez alla guida del Liverpool, e una da Frank Rijkaard in panca col Barça); Ancelotti nemmeno una. A Hiddink la finale è stata negata dall'Iniestazo [vedi] (e da un arbitraggio, diciamo, infelice). Ci sono arrivati, appunto, solo Grant, Di Matteo e Benitez, poi esonerati o non rinnovati. Diciamo: è la giusta nemesi per un mangiallenatori come il Figlio di Abramo.

Paradosso per paradosso ad alzare le due coppe è stato John Terry, capitano non giocatore in nessuna delle due finali vincenti (per squalifica e per infortunio). Il Chelsea e i suoi prodi attuali non sembrano sedere al cospetto di Eupalla.

Azor
15 maggio 2013, Amsterdam ArenA, Amsterdam
SL Benfica - Chelsea FC 1:2
Tabellino | HL | FM | Foto | Analisi tattica: 01-02