16 marzo 2013

De rerum europearum

A polveri deposte butto giù qualche riga di commento sulle tornate di ritorno degli ottavi delle coppe europee. Non senza lucidare prima gli ottoni. Il mio "possesso palla", infatti, rimane inopinatamente alto: vertiginoso in Champions (87,5%), più ordinario in Europa (62,5%). Traduzione: la tecnomanzia ruminata sotto Natale [cfr.] è risultata azzeccata (7 passaggi di turno su 8); quella di fine febbraio [cfr.] meno ispirata ma pur sempre buona (5 passaggi imbroccati su 8). Nei prossimi dì tornerò a interpellare la sfera per cercare di preconizzare le otto semifinaliste.

5 marzo 2013, Old Trafford, Manchester
La "competizione dei dettagli" aggiunge un tassello a favore del suo mentore
Qui mi limito a qualche considerazione di insieme, senza affettare i salumi. Con una sola eccezione: la sfida dell'Old Trafford. Un match pirandelliano, che avrebbe meritato a caldo un commento su "una partita in cerca di autore". Sir Alex: se l'arbitro non avesse rovinato la partita con l'espulsione di Nani (eccessiva: gamba alta ma non tesa, fallo non intenzionale) il Real non avrebbe mai segnato, l'assetto del ManU era perfetto e la qualificazione in tasca. The Special One: la Champions è la competizione dei dettagli, l'arbitro ha visto un fallo intenzionale di Nani e lo ha espulso, e questo ci ha consentito di avere più spazi per forzare il bunker mancuniano (notate la finezza lusitana ...), non meritavamo di vincere ma il calcio è così. Gigi Garanzini: è l'eutanasia della Coppa [ascolta]. Azor: l'arbitro ha certamente rovinato la partita (per 50 minuti tra le più belle della stagione) e probabilmente il ManU sarebbe riuscito a portare in fondo la sua gabbia tattica (palla a Mourinho e dimostrasse di saper costruire il gioco), ma resta il fatto che Ferguson ha avuto un black out fatale di dieci minuti dopo l'espulsione di Nani; troppo incazzato, non ha reagito togliendo subito Welbeck e infoltendo la mediana; Xavi Alonso, che fino ad allora era stato annullato dal giovane nero inglese, ha avuto lo spazio per tornare in cattedra; Mourinho ha invece reagito alla sua maniera, buttando tutti in avanti, anche Materazzi, e il pallido Modric ha azzeccato un arabesco. Gli amici di José: "Noi diciamo che è nato con il culo nel burro" [fonte: S. Modeo, L'alieno Mourinho, p. 169]. E hanno certamente ragione, come ha confermato l'urna turca del sorteggio per le semifinali ...

13 marzo 2013, Allianz-Arena, München
La bolgia dell'86°: fighting spirit inglese vs Angst bavarese
Tanto per continuare a citarmi addosso, il 22 febbraio scorso avevo rimandato a oggi una considerazione sul fatto che, dopo il ritorno, "anche i giornalisti cominceranno a rendersi conto del perché il Pep ha scelto Monaco di Baviera e non l'Inghilterra" [cfr.]. Mi autocompiacerò di più: la tecnomanzia prenatalizia mi aveva indotto a scrivere sull'esito del turno di CL: "Nota bene: inglesi azzerate" [leggi]. Non ci voleva molto a capire che le partecipanti alla Premier stanno vivendo una fase di appannamento che le recenti vittorie - si noti: tutte ai rigori - del Liverpool (rocambolesca: 2005), Manchester (soporifera: 2008) e Chelsea (inopinata: 2012) mascherano a fatica. Il calcio tecnicamente e tatticamente migliore si gioca altrove: non solo in Spagna ma ormai anche in Germania (e la sfida tra lo Schalke e il Galatasaray è stata forse la più bella agonisticamente). Il Pep, che non è un pirla nemmeno lui, lo ha capito prima di noi tutti e ha scelto il Bayern tra lo stupore dei Nesci. Il fatto è che in Inghilterra non c'è, al momento, uno spazio analogo per sviluppare un'idea di calcio nuova, troppo legato essendo a uno standard di spettacolo televisivo venduto in tutto il mondo un campionato come quello albionico giocato ormai solo sul ritmo, sulla corsa e sulle difese larghe. In Germania e a Monaco, il Pep conta invece di trovare l'ambiente adatto (come in apparenza è) per avviare un'altra avventura immaginifica che sarebbe errato credere emulativa di quella catalana: sarà fondata sempre sul possesso palla, ma sarà un'altra cosa, magari anche bella come la precedente.

Tornando alle serate di coppa, in CL sono superstiti 3 spagnole (alla faccia della crisi economica), 2 tedesche, 1 italiana, francese e turca. L'impressione è che a questo punto della stagione tutte soffrano un po' nelle gambe gli impegni dei rispettivi campionati. Il Barça va ad alti e bassi, e così come non era finito, non è nemmeno tornato a essere quel che era (la "remuntada" è stata come sempre sopravvalutata: se entrava il tiro di Niang oggi celebreremmo probabilmente il De profundis). Il Bayern è un po' appannato. Il Real maschera bene i problemi che si porta dietro da tempo. Il PSG è una bella incompiuta. La Juve ha approfittato di un turno facile. Forse le squadre più in forma, e a tratti più belle, sono il Borussia e il Galatasaray del mio amato cecchino Burak Yılmaz [vedi l'ennesimo gol].

14 marzo 2013, Stadio Olimpico, Roma
Libor Kozák segna il 3° gol della sua tripletta
con cui suggella lo scranno di capocannoniere dell'Europa League
Superstiti di EL sono 3 inglesi (una modesta rivincita), 1 italiana, portoghese, russa, turca e svizzera. Una frittura mista - si noti - senza tedesche e spagnole. L'impressione migliore me l'hanno fatta Lazio e Rubin Kazan. Le inglesi hanno faticato molto e guadagnato in extremis una qualificazione che forse non tutte meritavano (per modestia tecnica il Newcastle, per dissennatezza tattica il Tottenham).

Uno spicciolo sulla Beneamata: la bella prova contro i londinesi è solo il tipico risultato d'orgoglio di una squadra che ha perso continuità e qualità: è l'esito di una momentanea riconcentrazione. I problemi rimangono immutati: senza parlare degli errori [su cui ci siamo diffusi a iosa].

Azor