16 giugno 2012

Giro di boa

Abbiamo dunque alle spalle 16 partite e ce ne restano da delibare (uhm ...) 15 (in realtà 11 perché ci attendono quattro serate "doppie"). Breve bilancio, anche per fare un po' d'ordine nella mia memoria: peraltro ne ho viste per intero 8, un solo tempo di 3 e ne ho mancate 5 (Francia vs Inghilterra, e Polska vs CCCP le più dolorose), e dunque non ho un metro visivo comune, e sono dovuto ricorrere a fonti orali, scritte e HL per colmare un po' le lacune. Andrò per gruppi e quarti.

12 giugno 2012, Stadion Narodowy, Warszawa
Sagacemente smarcatosi, Alan Dzagoev incorna fulmineo nella porta polacca
Al brillante esordio con i cechi, la Russia non è riuscita a far seguire la conferma con gli assatanati padroni di casa, nonostante le provocazioni dei propri ultras: calano un po' nel mio borsino (a 7), ma reggono al pronostico in virtù delle potenzialità tecniche e del capocannoniere Alan Elizbarovič Dzagoev, 23 anni e stellina del CSKA Mosca, una delle rivelazioni di questi Europei. L'ottavo di finale di stasera tra Cechia (5 e mezzo) e Polonia (6) dovrebbe nominare la vittima sacrificale del quarto di Gdansk contro la Germania (e alcuni giornali sono già in fermento per il possibile ricorso storico del "corridoio di Danzica"). I tedeschi (7/8) hanno vinto con merito due matches contro Portogallo e Olanda, ridimensionando i mezzoni che le farciscono (da Ronaldo a Robben, da Nani a Van Persie), e profilandosi come gli unici capaci di punteggio pieno (grazie anche al piedone di Mario Gomez). Ammirevole la reazione e la grinta dei lusitani (6+) che potrebbero guadagnarsi il quarto di Warszawa contro i russi. La Danimarca (5 e mezzo) aveva fatto sperare in qualcosa di più, ma si è confermata poco solida in difesa (dove giganteggia er biondo de Roma). Un petardo bagnato si è rivelata l'Olanda (che avevo indicato tra le favorite solo per stima): una generazione (a cominciare dal suo modestissimo tecnico) indegna della grande squadra degli anni '70 e di quella vincente del 1988 (benché lautamente più stipendiata). Gli appioppo dunque un bel 4 di disistima. Mi spiace invece per i greci e per la loro perdurante attuale minorità europea: 5 di simpatia.

10 giugno 2012, Stadion Miejski, Poznan
Mario "manzo" Mandžukić si è rivelato alle larghe platee segnando tre reti
nelle prime due partite: e non solo all'Irlanda vanamente aggrappata ai suoi arti
Sull'altro lato del tabellone ci siamo anche noi: la bella incompiuta di questo inizio di torneo, la squadra ad ore. Solo per nazionalismo annoto un 6/7, ma i limiti di tenuta e di sterilità non depongono a favore di un strada molto lunga nel torneo, pasticceria a parte, nonostante l'eleganza tattica mostrata nei primi tempi di Gdansk e Poznan. Meglio la Spagna (7+), che nel turno di allenamento ne ha date quattro ai simpatici bevitori irlandesi, e dunque - attenzione - solo una in più dei croati. Torres sarà quel che è (cioè un onesto pedatore e nulla più), ma almeno un par di golletti li ha fatti: vedremo se il nostro Mario saprà finalmente sbloccarsi contro la squadra più modesta, con l'Olanda, del torneo (4+: il plus essendo rappresentato dal Trap). I croati (6 e mezzo) sono tra le nostre bestie nere, è vero (e alla Corea aggiungerei anche la Francia, che si è in parte riscattata con la testata di Zinedine e i rigori di Berlino), ma sono attualmente in piena corsa per il quarto di finale di Kyiv (pronunciasi chiu, non chiev: fonte orale certa ieri pomeriggio il simpatico Vassilij che è venuto fin da Leopoli (pronuncia liiv) per traslocare 200 scatole della mia libreria, povero lui: e anche questa è l'Europa attuale, finalmente libera ma asimmetrica), con pieno merito: hanno atteso e colpito, senza subire oltre modo e mettendo in mostra un bel manzo come Mario Mandžukić, che in altri tempi avremmo sicuramente visto all'opera ad Ascoli o a Lecce, e che ora è costretto a ruminare in Niedersachsen. Il sentore di burro, zucchero e vaniglia temo che ci impedirà di guardare con serenità una partita che gli spagnoli a mio avviso patiranno quanto l'abbiamo patita noi coi croati: il 2:2 ci sta ma potrebbe maturare anche in rimonta. Il gruppo ucraino, infine, si è incanalato come storia e tradizione vogliono, un po' scontatamente. La Francia (6/7) avanza a fari spenti anche sotto i nubifragi delle pianure orientali (ne ricordo uno memorabile vissuto di persona sulla via ferrata tra Gdansk e Warszawa: impressionante al punto da fermare il treno) e potrebbe attenderci a Kyiv se la Spagna confermerà pronostici e blasone: se ci arrivassimo sarebbe la partita determinante del nostro percorso. Ma non mi spingo oltre. Anche perché voglio celebrare gioiosamente la Benny Hill's Club band (6+), che ier sera ha dato vita a uno dei tempi più spettacolari del torneo, grazie alle solite difese allegre e al tipico ritmo da mare del Nord. Come mesta sparring partner si è prestata la Svezia, orfana da troppi decenni di veri campioni (5). L'Ucraina (5/6) se la giocherà tutta contro gli albionici alla Donbass Arena di Donetsk in quello che si annuncia come l'ottavo di finale più interessante di tutti. Dovesse prevalere (e le chances le ha), dovrebbe poi vedersela con i campioni in carica e del mondo. Auguri.

Nel complesso, come da previsione, il torneo è gradevole, e le partite mediamente commestibili in attesa dei drammoni a eliminazione. Ma a parte la partita di Gdansk tra Spagna e Italia - che è entrata di diritto nella storia del calcio non solo per la sua intensa bellezza, ma soprattutto per la rottura epistemologica a livello tattico - non mi sembra di aver visto altre sperimentazioni di qualche interesse. Bello ed efficace il 4-3-3 schierato da Advocaat, ma senza novità. Molto 4-5-1 mascherato da 4-2-3-1, modulo in voga che prelude al 4-6-0. La piramide è stata rovesciata nel corso del primo secolo di storia del football: che ci attenda un bel trapezio isoscele nel prossimo futuro?

Azor