14 maggio 2012

Mancini's time

C'è certamente molto di Roberto Mancini nella vittoria della Premier League al quarto anno della gestione emirale del Manchester City, e nel ritorno del titolo sull'Eastside dopo 44 anni. C'è di Mancini l'idea che il calcio ha basi tattiche ma si deve affidare pur sempre agli interpreti di qualità. Per l'intera stagione abbiamo visto uno stabile 4231 affidato ai giocatori più in vena del momento. Con clamorose vicende come il bando trimestrale di Tevez e quello di fine stagione di Balotelli: vicende, peraltro, altrettanto clamorosamente rientrate nel rush finale di quest'ultimo mese.

13 maggio 2012, Etihad Stadium, Manchester
I bambini sono la voce della verità?
Va detto, però, che anche per sua responsabilità, ieri pomeriggio, all'Etihad Stadium è andata in scena una delle partite più drammatiche della storia del calcio. Primo tempo di attenta gestione offensiva della manovra da parte del City sbloccata infine al 39° con la penetrazione in area di Pablo Zabaleta: tutto sembrava avviato verso il trionfo, ma l'infortunio di Yaya Touré (che aveva dato l'assit all'argentino) complicava tutto. Perso il loro vero leader, i Citizens perdevano peso e ordine e pagavano dazio a inizio ripresa su una cappellata di Joleon Lescott. Per 18 minuti la batteria dei nani (Aguero, Nasri, Silva e Tevez) ha riprovato a bussare alla porta dei Rangers senza che nessuno aprisse. Anzi - nonostante la follia di Joey Barton, reo di duplice violenza per un solo cartellino rosso al 55° - the Hoops finivano per uccellare comodamente in contropiede il City al 66° con Jamie Mackie.

A quel punto hanno cominciato a volare sul campo gli spettri del Maracanaço, della fatal Verona e del 5 maggio. Immediata l'adozione della torre Dzeko da parte del Mancio, rivelatasi inutile per altri dieci minuti di ruminatio. Finalmente al 76° la sconfessione di un voto e l'entrata di Mario al posto di uno spento Carlitos. Certo, giungeva in quel mentre anche la notizia del pari dello Stoke che condannava alla retrocessione i Wonderers anzi che i Rangers, ma pur in dieci questi si asserragliavano per puntiglio a fronte della disperata pressione dei Citizens.

L'entrata di Supermario - non preventivata alla vigilia da Mancini - ha dato la spallata decisiva, basta riguardare gli ultimi 20 minuti della partita: il City ha sostituito alla masturbatio grillorum dei piccoletti il peso dei suoi manzi. Quando ormai credevo di dover assistere allo shock della City side, il cammellone bosniaco ci ha messo la zucca al 92°, aprendo all'epos i tre minuti finali: dei quali ricordo solo Mario caduto in area ma ancora capace di una zampata da steso in favore di Aguero che ha incrociato l'apoteosi al 94°, e poi Hart avviarsi con la palla verso il corner alla sua sinistra interrotto solo dal fischio finale dell'arbitro. Nelle dichiarazioni immediate il Mancio riusciva a pronunciare solo un paio di aggettivi in lingua barbara: "incredible" e "crazy". In realtà Eupalla è stata benevola stavolta, ma il monito è chiaro: va bene cercare il gol con i giocolieri, ma non eccedere; il calcio è anche peso e forza atletica. Vedremo, dunque, se sarà un Mancini's time nei prossimi tempi. Davvero senza Balotelli?

Azor